TORRE DEL GRECO – E’ stata posta sotto sequestro la “Immobile Academy – Centro Sportivo Parlati” di Torre del Greco. Il complesso sportivo, inaugurato lo scorso marzo e dedicato al calciatore Ciro Immobile, è finito nel mirino della Procura di Torre Annunziata per gravi violazioni urbanistiche e ambientali. Il decreto di sequestro è stato eseguito nella giornata di ieri dai carabinieri, su disposizione del gip, a seguito delle indagini avviate nella primavera del 2025. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, l’area ospitava opere edilizie realizzate senza alcuna autorizzazione, in una zona sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali. Tra le accuse principali: assenza di titolo edilizio e paesaggistico, gestione illecita di rifiuti pericolosi e trasformazione abusiva di una zona boschiva in un parcheggio asfaltato, tramite sbancamento e riporto di terreno.
Nel registro degli indaga- ti compaiono sei persone, tra cui Antonio (64enne) e Luigi Immobile (39enne), rispettivamente padre e fratello dell’attaccante del Bologna. Gli altri indagati sono Antonello Immobile (26 anni), Alessandro Plaitano (41 anni), Simone Modestino Ricciardelli (53 anni) e Giuseppe Panariello (42 anni). Sono tutti di Torre Annunziata. Non risulta tra gli indagati Ciro Immobile, che non figura neanche tra i proprietari della struttura. L’indagine è partita ad aprile scorso, dopo un sopralluogo della Polizia Municipale e dei carabinieri, che ha portato alla scoperta di nuove costruzioni realizzate in assenza di autorizzazioni e su terreni già precedentemente oggetto di abusi edilizi mai sanati. Secondo la Procura, gli interventi avrebbero comportato “un’imponente e radicale trasformazione delle aree”. La decisione del sequestro, spiega la Procura, si è resa necessaria per evitare un ulteriore aggravamento del carico urbanistico e ambientale sull’area.
Il centro sportivo era stato presentato come un fiore all’occhiello per il territorio, anche in virtù del forte legame di Ciro Immobile, originario di Torre Annunziata, con l’area vesuviana, dove aveva mosso i primi passi da calciatore. La sua immagine era stata utilizzata per promuovere l’iniziativa, ma l’attaccante non avrebbe avuto un ruolo operativo né quote nella società che ha realizzato l’impianto. Il caso ha acceso i riflettori su una gestione poco trasparente del territorio e su un fenomeno, quello dell’abusivismo edilizio in Campania,
che continua a rappresentare una ferita aperta. Ora spetterà alla magistratura chiarire le responsabilità individuali e valutare eventuali richieste di sanatoria o demolizione delle opere realizzate.