Sequestro di persona e violenza, arrestato il ras Gennaro Casaburi

Avrebbe perseguitato i familiari del boss Vincenzo Maione. A caccia di vendetta dopo essere stato gambizzato nel Berlingieri il 19 dicembre 2020

NAPOLI – Gli agenti di polizia hanno bruciato sul tempo potenziali vendette di sangue, spegnendo di fatto uno scontro che rischiava di sfociare in situazioni drammatiche. All’alba di ieri il personale del commissariato Secondigliano ha tratto in arresto Gennaro Casaburi, 44 anni, destinatario di un’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal pool anticamorra napoletano e firmato dal gip del tribunale del capoluogo. Casaburi è accusato di atti persecutori aggravati dal metodo mafioso, sequestro di persona e violenza privata. Uno scontro che va avanti da anni.

Il 44enne era irreperibile da un mese esatto. Nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 febbraio, Casaburi sarebbe stato autore di una spedizione punitiva sotto casa del boss Vincenzo Maione, suo ex amico e poi acerrimo nemico, nell’ambito di una serie di episodi segnati dalla sete di vendetta dello stesso Casaburi nei confronti di Maione. Nello specifico, Casaburi si recò sotto casa di familiari di Maione, insultò un suo parente che, una volta uscito, fu aggredito dallo stesso 44enne. Fu una notte di tensione. Da allora, di Casaburi non si ebbe più notizia. Il 44enne sembrava come scomparso nel nulla. Prima di quell’episodio avrebbe sequestrato i dipendenti di un bar della zona, persone slegate dalla criminalità e dai Maione, col solo obiettivo di lanciare un messaggio alla cosca. Una storia che affonda le radici in un episodio datato 20 dicembre 2020.

In via Monte Faito, la lunga striscia d’asfalto costeggiata dai ‘giardinetti’ del Berlingieri, un uomo fu sorpreso di notte da un commando armato che lo ferì a colpi di pistola. Quell’uomo è Gennaro Casaburi, già all’epoca conosciuto alle forze dell’ordine per una serie di reati contro il patrimonio. Non un uomo di ‘sistema’, per dirla con lo slang del posto, ma più ‘semplicemente’ uno specialista di furti di auto.

Per quell’agguato, nel giro di qualche mese, furono arrestate quattro persone, uomini che lo stesso Casaburi conosceva bene. Tra questi, Vincenzo Maione, ras del Perrone. Dalle indagini emersero le cause dell’agguato. Poche ore prima del raid di piombo, intorno alle 20,30 del 19 dicembre, una Volante del commissariato di Secondigliano era impegnata in un posto di blocco a piazza Diacono quando all’improvviso arrivò una Lancia Y, con a bordo Maione e un suo amico, che a forte velocità prese il marciapiede bucando una ruota. La polizia si avvicinò per un controllo di routine, ma sia Maione che l’amico cominciarono a insultare e inveire pesantemente contro gli agenti. Ad assistere alla scena c’era proprio Casaburi che intervenne per cercare di distendere gli animi dei due amici, che conosceva benissimo, e si propose come mediatore al fine di poter risolvere la querelle con i poliziotti. I due, tuttavia, riuscirono a dileguarsi nonostante il loro atteggiamento aggressivo. Passarono circa tre ore e Casaburi fu chiamato da un altro giovane del rione, che per l’occasione assunse il ruolo di ‘specchiettista’.

Con la scusa di un drink ‘con i compagni’ venne portato al cospetto di Maione e altri due uomini in via Monte Faito. Iniziò una forte discussione, durante la quale Casaburi avrebbe rimproverato gli amici per il loro comportamento contro le forze dell’ordine, ritenuto non una buona cosa per il ‘tranquillo proseguimento degli affari’ nella zona. L’uomo, però, venne insultato, scaraventato a terra e picchiato a calci e pugni: nella colluttazione sputarono anche le pistole, con Casaburi ferito alle gambe. Un affronto che Casaburi non ha mai digerito. Negli ultimi tempi l’uomo – secondo gli investigatori ‘cresciuto’ dal punto di vista criminale – si sarebbe reso protagonista di due episodi su cui gli investigatori hanno puntato i riflettori: il primo, avvenuto a inizio dicembre, lo vedrebbe autore di un ‘sequestro’ di più persone, minacciate in un bar di Secondigliano; il secondo, risalente a un mese fa – denunciato al commissariato del Corso – con la spedizione punitiva sotto casa dei Maione, nella zona di piazza Giuseppe Di Vittorio, a Capodichino.

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