Serie A, impresa del Benevento a Torino: Gaich gol, la Juve dice addio allo scudetto

I sanniti, che non vincevano dal 6 gennaio, balzano a +7 sul Cagliari terzultimo e respirano dopo un periodo difficile

Foto LaPresse - Spada

TORINO – Più che mettere pressione all’Inter, la Juventus dovrebbe farlo su se stessa. Per evitare di compromettere l’unico obiettivo (oltre alla finale di Coppa Italia) che le è rimasto in questa stagione, la qualificazione alla prossima edizione di Champions League. Nel pomeriggio in cui la Vecchia Signora abdica dopo nove titoli consecutivi – con la capolista che fa festa seduta comodamente sul divano aspettando il recupero della sfida con il Sassuolo – il Benevento compie l’impresa a Torino e ottiene tre punti fondamentali nel cammino verso la salvezza.

I sanniti, che non vincevano dal 6 gennaio, balzano a +7 sul Cagliari terzultimo e respirano dopo un periodo difficile. Viceversa la squadra di Pirlo resta a dieci punti dalla capolista (con lo stesso numero di partite disputate): la corsa per il tricolore, al netto della matematica, finisce qui, inizia quella per conquistare un piazzamento nell’Europa che conta. Il tonfo casalingo dei bianconeri arriva al termine di una prova scialba e confusionaria, in cui i singoli hanno deluso e la squadra sotto l’aspetto caratteriale e del gioco è stata ampiamente insufficiente. L’episodio del possibile rigore non concesso per il contatto tra Foulon e Chiesa non basta per giustificare una battuta d’arresto pesantissima per il futuro della squadra, a breve e medio termine.

Le formazioni

Pirlo ripropone la stessa formazione a trazione anteriore capace di domare il Cagliari, almeno da centrocampo in su, con l’eccezione di Arthur in mezzo al campo al posto di Danilo, dirottato al ruolo naturale di terzino a causa della squalifica di Cuadrado. In difesa c’è Bonucci accanto a de Ligt, Bernardeschi presidia l’altra fascia sostituendo Alex Sandro. Il Benevento risponde con il consueto 3-5-2, con Gaich accanto a Lapadula. La difesa a tre composta da Barba-Caldirola-Tuia diventa una linea a cinque in fase di non possesso.

Il primo tempo

Non a caso la Juve pur gestendo per ampi tratti del match il pallino del gioco fatica enormemente a sfondare, con Chiesa e Kulusevski che sugli esterni non trovano mai spazio per sprigionare la loro velocità. Motivo per cui, dopo il diagonale velenoso di CR7 a lato di un soffio in avvio, il Benevento riesce a contenere senza grandi affanni i tentativi dei padroni di casa. Montipò deve intervenire giusto su una conclusione di Morata e su un colpo di testa, sugli sviluppi di un corner, e di de Ligt, seguita da un tentativo alle stelle di Morata.

Lo spavento più grande così lo regala Foulon, che con un tocco sospetto su un cross di Kulusevski sfiora l’autogol e inganna l’arbitro, che prima concede un rigore ai bianconeri e poi lo toglie, giustamente, con l’ausilio del Var. Gli ospiti giocano una partita intelligente, di rimessa, creando anche i presupposti per far male con una mancata deviazione di Ionita e una di Lapadula, che aggira de Ligt ma non riesce a calciare.

La ripresa

Nella ripresa se possibile la Juve crea ancora meno grattacapi ai sanniti, innervosita dal tempo che scorre inesorabilmente e da una gara che di minuto in minuto si fa sempre più complicata. A parte una conclusione sbilenca di Kulusevski e un tiro da fuori di Ronaldo, l’intervento più complicato Montipò lo compie su un compagno di squadra, Barba, che per anticipare CR7 sfiora l’autogol. Per la Juve è notte fonda ma il peggio deve ancora venire: un disimpegno errato di Arthur favorisce Gaich, che si libera di Danilo e trafigge Szczesny. Pirlo ribalta subito il centrocampo e butta nella mischia Bentancur e McKennie. La Juve si getta in attacco con la forza della disperazione più che con quella delle idee: Montipò si esalta, la Vecchia Signora spreca di tutto e di più, da Danilo a Morata. Ma al triplice fischio finale deve prendersela solo con se stessa.

(LaPresse/di Alberto Zanello)

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