TORINO – Serve una gemma di Dybala e un’ingenuità di Ayé alla Juventus per riprendere il cammino in campionato. Seppur a singhiozzo, perché il successo casalingo sul Brescia è tutto fuorché un passo in avanti dopo il ko di Verona e il pareggio sofferto con il Milan. I bianconeri faticano tremendamente nei primi 40 minuti, tra tanti corner e zero tiri in porta, almeno fino alla perla su punizione della Joya che costa alle rondinelle un uomo in meno – nell’occasione viene espulso Ayé – e un Everest da scalare dopo l’intervallo. Nella ripresa però, nonostante la superiorità numerica, la squadra di Sarri non riesce a sfondare, se non con il sigillo di Cuadrado a un quarto d’ora dalla fine su splendido assist di Mastuidi.
Juve dipendente da Dybala
La guarigione è lontana, per una squadra che senza il genio di Ronaldo è apparsa ancora più prevedibile e piatta fisicamente e tecnicamente. E all’orizzonte per Sarri si aggiunge un problema in più: l’infortunio muscolare subito da Pjanic, costretto a uscire una manciata di minuti dopo esser entrato in campo, potrebbe complicare e non poco i piani di avvicinamento alla fase clou della stagione. E ‘rovina’ il rientro in campo di Giorgio Chiellini, in campo nel quarto d’ora finale per riassaporare l’affetto dello Stadium.
Le formazioni
Sarri conferma il 4-3-3 con Cuadrado e Dybala esterni e Higuain riferimento offensivo centrale. Dietro turno di riposo per De Ligt, sostituito da Rugani, in mezzo turnover anche per Pjanic, sostituito da Bentancur in cabina di regia, con Rabiot e Ramsey ai suoi lati. Lopez è costretto a reinventare la spina dorsale della sua squadra vista l’assenza di Joronen, Tonali, Cistana e Torregrossa. Accanto a Balotelli c’è Aye, con Zmrhal alle sue spalle. La Juve prende subito in mano il controllo delle operazioni ma, possesso palla a parte, Alfonso prima e Antonacci dopo non vengono impensieriti praticamente mai.
Il primo tempo
I lombardi giocano con due linee molto compatte lasciando completamente solo Balotelli e il predominio territoriale nei piedi dei centrocampisti bianconeri. Che però non riescono a cambiare ritmo e a servire gli attaccanti in posizione pericolosa. Per fortuna di Sarri l’ingenuità di Ayé, che già ammonito stende Ramsey in corsa pronto a calciare, dà la scossa al match. Perché Dybala pennella una punizione magistrale che Andrenacci, sorpreso sul suo palo, può solo veder finire in rete. Il portiere classe ’95 si riscatta poco dopo mandando sulla traversa il colpo di testa di Rugani indirizzato in rete.
La ripresa
Nella ripresa ci si aspetta una Juve determinata a chiudere subito la partita. Ma i bianconeri, pur non rischiando quasi nulla, non riescono a mettere in ghiaccio i tre punti. Anche se rispetto ai primi 45 minuti abulici nella ripresa si vede qualche squillo in più, soprattutto per merito di Dybala e Cuadrado, i migliori per distacco nonché gli unici a dare l’impressione di poter cambiare ritmo. Bonucci di testa trova la risposta di Andrenacci, poi è Bentancur, cresciuto con il passare dei minuti, a scheggiare il palo. Nel frattempo però risuona un altro campanello d’allarme, dato che Bjarnason da fuori per poco non centra il bersaglio in una azione confusa.
La Juve si sveglia
E’ il segnale che sveglia la Juve, che a un quarto d’ora dal termine chiude i giochi: il tacco di Matuidi – entrato per far posto all’infortunato Pjanic, che a sua volta aveva sostituito uno spento Ramsey – libera il campo per Cuadrado, che firma il raddoppio. Nel finale gli applausi sono tutti per Chiellini, al rientro in campo dopo il lungo stop, e per Dybala, che centra la traversa a tempo scaduto. Non certo per il gioco, che continua a latitare e preoccupa l’ambiente bianconero in vista del ritorno della Champions League e della lunga volata per il titolo.
(LaPresse/di Alberto Zanello)