MILANO – In attesa di ritrovare il gioco e una più precisa identità di squadra, il Milan si prende punti e vittorie, il miglior terreno su cui far germogliare i fiori di Giampaolo, soprattutto nella delicata settimana che porta al derby con l’Inter. Il Diavolo risolve la scorbutica pratica Verona con un rigore trasformato a metà ripresa da Piatek, in una gara rognosa per gli ospiti nonostante l’espulsione di Stepinski dopo venti minuti di gioco potesse far presagire il contrario.
Invece i rossoneri faticano a creare occasioni (meglio nella ripresa con il 4-3-3 e l’ingresso in campo di Rebic) e ringraziano l’ingenuità di Gunter, che dà una ‘mano’ al Milan nel centrare la seconda vittoria consecutiva, sempre per 1-0. Non proprio il marchio del bel gioco, ma per una squadra che assomiglia tanto a un cantiere aperto al momento può bastare così. Anche perché, a livello caratteriale, Romagnoli e compagni stanno dando buone risposte.
Giampaolo cambia ancora dopo la vittoria con il Brescia
Un po’ per necessità – Andrè Silva è partito con destinazione Bundesliga – un po’ per trovare nuove certezze a cui aggrapparsi nella costruzione del suo Milan. Paquetà gioca sulla tre quarti dietro Suso e Piatek, unico terminale offensivo di nuovo in campo dal 1′, in mezzo il professor Biglia riprende il posto in cabina di reagia. L’allievo Bennacer, al pari degli altri nuovi acquisti, da Leo a Rebic fino a Kurtic, possono aspettare.
Non ha le stesse intenzioni invece il Verona di Juric, che parte subito forte. Anzi fortissimo. Verre e Zaccagni fanno da raccordo tra centrocampo e attacco, sulle spalle dell’unica punta Stepinski. Il Milan non trova spazi per far male, anche perché non riesce a cambiar marcia facilitando il lavoro degli scaligeri, compatti tra le linee e pronti a ripartire. Come all’8′, quando Faraoni affonda a destra, Donnarumma smanaccia in uscita e Zaccagni in rovesciata consegna la sfera tra le mani del portiere. La partita cambia, e non potrebbe essere altrimenti, al 21′: Stepinski con un intervento tanto pericoloso quanto evitabile colpisce sul volto Musacchio. Manganiello lo risparmia sventolandogli il giallo, ma il Var no. Nonostante l’inferiorità numerica però il Diavolo non riesce a impensierire Silvestri, anche se inizia a occupare con maggiore insistenza la metà campo avversaria.
L’occasione migliore però paradossalmente la creano i padroni di casa
Il lancio dalle retrovie di Rrahmani sorprende i centrali rossoneri ma non Verre, che stoppa al volo e calcia di prima. Iniziativa lodevole, che difetta tuttavia di precisione, con la sfera che scappa alta sopra Donnarumma. Il primo tempo opaco degli ospiti forza Giampaolo a cambiare da subito in avvio ripresa, sconfessando le scelte iniziali. La pedina sacrificata è Paquetà, che non rientra dagli spogliatoi e lascia il posto al nuovo acquisto Rebic, all’esordio, e a un 4-3-3 vero e proprio. I cui effetti si vedono subito. La squadra ha più ampiezza in campo e risulta meno prevedibile. Suso al 3′ ci prova con un classico del repertorio (il tiro a rientrare dopo esserci accentrato), poi è Rebic a non sfruttare un servizio dello stesso Suso.
La gara è più vibrante e le occasioni fioccano. Calabria si coordina magistralmente da fuori area, ma la sua conclusione si stampa contro il palo. Stessa sorte una manciata di minuti più tardi per la zampata di Verre, imbeccato sul palo più lontano da un cross di Veloso. Lo stallo a metà ripresa lo spezza una combinazione in velocità di prima tra Piatek e Calhanoglu, ma soprattutto il tocco di braccio, staccato dal corpo, di Gunter sul tiro di quest’ultimo. Dal dischetto Piatek rimane glaciale e segna il rigore più importante della sua carriera.
Il fortino del Verona cede, il Milan va con il minimo sforzo, nonostante il finale nervoso e spigoloso, con l’espulsione di Calabria a tempo scaduto e la sassata di Lazovic sull’esterno di un soffio. Giampaolo incassa i tre punti, anche se in vista derby le certezze sono sicuramente meno rispetto a quelle del collega Conte.