Siamo tutti nelle mani di don Carlo

Fa bene il popolo di Napoli a credere in Ancelotti e nella gestione di un gruppo che sta cominciando ad assorbire una mentalità utile ad arrivare fino in fondo in Europa

Era il 20 settembre 1990, era la Coppa Campioni e il Napoli vinse 3-0 la gara d’andata al San Paolo. A distanza di quasi 29 anni, gli azzurri si ritrovano ad affrontare una sfida di ritorno in Europa con quello stesso risultato che ci autorizza ad immaginare un ormai certo passaggio ai quarti di finale. Poi si vedrà, capiremo venerdì quale avversario ci assegnerà la sorte e quanto l’esperienza di Ancelotti ci autorizzerà a sognare un altro trionfo europeo, 30 anni dopo la Coppa UEFA vinta con Maradona capitano. Perché è da questo momento in avanti, in una competizione sprovvista di formazioni dal dominio assoluto, che ci aspettiamo di vedere la mano don Carlo, un tecnico che vanta una ventina di trofei conquistati sulle panchine più importanti dei 5 top campionati di europei.

Fa bene il popolo di Napoli a credere in Ancelotti e nella gestione di un gruppo che sta cominciando ad assorbire una mentalità utile ad arrivare fino in fondo in Europa, soprattutto in questa competizione sprovvista di celebrità superiori a quelle del Napoli. Anzi, la vera star di questa Europa League è proprio Ancelotti e forse per questa ragione i bookmakers stanno portando il Napoli in fondo al torneo: con la quota rispettivamente di 2,35 e 2,50, le agenzie di scommesse collocano il Chelsea ed il Napoli come potenziali finaliste della competizione. Sarebbe uno straordinario deja vu, con il recente passato che ha riscritto la storia del club e della serie A (vedi i record di Sarri ed i 36 gol di Higuain) e quello attuale che De Laurentiis ha immaginato come il necessario completamento di quel percorso per portare il Napoli dalla serie C al trionfo in Europa.

Raffaele Auriemma

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