MILANO – Tre organizzazioni criminali, con sede a Napoli e ramificazioni in tutta Italia, dedite alla truffa e al riciclaggio, sono state sgominate dai carabinieri del Comando provinciale di Genova, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 59 persone, di cui 46 di custodia in carcere e 13 agli arresti domiciliari, emessa dal tribunale di Napoli.
Diversi i reati contestati che vanno dalla falsità in titoli di credito e possesso di documenti di identificazione falsi, sostituzione di persona, intercettazione/impedimento illecito delle comunicazioni telefoniche, irregolarità nella ricezione e stoccaggio finalizzata alla sottrazione dell’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali, riciclaggio e autoriciclaggio.
Sono 70 gli episodi accertati dai militari che hanno fruttato ai gruppi oltre 1,5 milioni di euro: oltre ai fermi, sono stati eseguiti sequestri per un valore complessivo di 2,7 milioni di euro. Tra agli immobili sequestrati anche un appartamento dove venivano stampati banconote, documenti contabili e titoli bancari e postali falsi.
Il primo gruppo, con base direttiva e logistica a Napoli e ramificazioni in Lombardia e Friuli Venezia Giulia, si occupava di finte compravendite online di auto di lusso. In particolare, dopo i primi contatti telefonici, ai truffatori subentravano altri membri del gruppo che, sotto false identità, concludevano di persona le trattative, consegnando agli inserzionisti assegni circolari falsi emessi da un inesistente ufficio postale creato dalla stessa organizzazione.
I truffatori inoltre si proponevano anche come falsi venditori. Usando immagini delle auto e dei documenti di circolazione ottenute via WhatsApp e sostituendosi nelle inserzioni online ai veri venditori, richiedevano ai compratori un assegno di caparra o per l’intera cifra e di anticiparne l’immagine via WhatsApp come garanzia dell’impegno all’acquisto, rimandando la consegna a un incontro con la vittima fissato a distanza di qualche giorno e a cui non si sarebbero presentati. L’organizzazione, infatti, sfruttava quel lasso di tempo per riprodurre, grazie ai propri falsari e stamperia, l’assegno ricevuto in fotografia, incassandolo senza incorrere in alcun problema.
Tra gli indagati anche dipendenti delle poste che fornivano i nominativi di persone molto anziane o emigrate da tempo all’estero, titolari di buoni fruttiferi in lunga giacenza o emittenti vaglia postali d’ingente valore che venivano clonati e incassati, con l’aiuto degli stessi impiegati, dai truffatori o soggetti compiacenti.
Il secondo gruppo criminale, con base sempre a Napoli e ramificazioni in Friuli Venezia Giulia, era specializzato nella compravendita online di beni di lusso fra cui orologi, vetture di grossa cilindrata e prodotti alimentari di lusso. Le vittime si recavano presso la propria filiale bancaria per verificare l’assegno in compagnia di uno dei truffatori che avvisava il complice, risultato a capo dell’organizzazione, che sfruttava le competenze professionali acquisite dopo 20 anni di lavoro come tecnico Sip. Quando infatti i cassieri della banca contattavano telefonicamente la banca che aveva emesso l’assegno falso per verificarne la ‘bene-emissione’, non parlavano in realtà con i colleghi dell’altra banca ma con lo stesso truffatore che confermava la validità dell’assegno facendo così scattare il finto acquisto.
Il terzo gruppo, di Napoli, importava dall’est Europa olio industriale con cui allungava il gasolio rivenduto in nove impianti di distribuzione nelle province di Napoli e Salerno, controllati dal gruppo.
LaPresse