NAPOLI – Socialista, esponente storico della ‘sinistra lombardiana’ nel Psi e già ministro del Mezzogiorno e ministro delle Infrastrutture, Claudio Signorile è impegnato in una battaglia contro l’autonomia fiscale di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna in favore di un nuovo patto federativo tra le regioni del Mezzogiorno. E’ questo lo scopo della nascente e costituente ‘Italia Meridionale’, presentata ieri a Napoli con Salvatore Sannino, Felice Iossa e diversi delegati da tutto il Sud. Critico verso le politiche messe in campo da Lega e 5 Stelle, Signorile propone un nuovo impegno politico “capace di superare lo schema partitico per costruire la politica come partecipazione. Un tempo si chiamava ‘politicizzazione delle masse’. E’ questa la nostra scommessa”.
Ministro, cos’è Italia Mediterranea e cosa rappresenta?
E’ un’associazione nata con un obiettivo complesso e ambizioso. Condurre verso un percorso federativo le regioni meridionali. Ma questo attraverso la presa di coscienza di quella che è stata chiamata la ‘secessione dei ricchi’, ovvero l’effetto distorsivo dell’autonomia fiscale nel rapporto tra regioni forti e regioni deboli. Il secondo step è quello di avviare referendum abrogativi per creare condizioni necessarie ad una norma definita e definitiva del livello essenziale delle prestazioni, unico e uniforme su tutto il territorio nazionale.
Come si declinano i due referendum?
Il primo riguarda parte dell’articolo uno del decreto legislativo 216 del 2010 sulla definizione transitoria dei fabbisogni standard. Il secondo riguarda parte del comma 449 della legge 232 del 2016 sul dimezzamento della perequazione comunale. In questo modo Governo e Parlamento potranno usare i poteri di urgenza, che sono nella loro disponibilità, e sanare questa ferita nell’unità nazionale e nell’uguaglianza dei cittadini.
Ci ha spiegato che boccia l’idea leghista di Paese, ma al governo c’è una forza politica che al Mezzogiorno ha raggiunto percentuali bulgare, i 5 Stelle. Come giudica l’operato giallo-verde al Sud?
Incredibile, impensabile e del tutto ingiustificata l’onda al Sud dei 5 Stelle rispetto a quanto stanno facendo al governo dell’Italia. Hanno ricevuto questa delega e hanno tradito e abbandonato il Sud e i suoi cittadini. Hanno consentito che andasse avanti il ragionamento leghista delle ragioni forti contro le regioni deboli. Quale il nostro compito? Sostanzialmente il meridionalismo torna come grande cultura del riformismo attuale. Sta già avvenendo, perché l’Ue deve essere riformata, il Paese deve essere riformato, il continente euromediterraneo è in un processo di formazione. E’ una condizione nella quale Italia Mediterranea si colloca come movimento di coscienza. Ritorna il meridionalismo, ma un meridionalismo nuovo, federativo.
Lei è stato ministro dei Trasporti e del Mezzogiorno. Introdusse il rimborso sui ritardi dei treni e a Taranto propose la strategia europea dei cosiddetti ‘corridoi comunitari’. Ai Trasporti c’è Danilo Toninelli, promosso o bocciato?
Non do mai giudizi sulle persone e non giudicherò Danilo Toninelli. Ma posso dare un giudizio sulle politiche messe in campo dal governo sul tema infrastrutture e trasporti: niente. Non hanno fatto niente. Non si può dare un giudizio di merito, se si è fatto bene o male, perché semplicemente da quando si è insediato il governo del cambiamento niente è cambiato. Non hanno prodotto nulla: dalla questione Tav alle infrastrutture nel Mezzogiorno il prodotto delle politiche di Lega e 5 Stelle ha un nome e un nome soltanto: il nulla. Servirebbe invece un grande piano strategico di investimenti e infrastrutturazione. Ad oggi non c’è nulla di tutto questo.
Veniamo alla sinistra. Il mondo progressista è in grande affanno e ad oggi non risulta credibile per essere l’alternativa alla destra o al Movimento. Che fare?
La politica sta tornando ad avere il suo primato. Ci sono movimenti importanti e le cose importanti si affrontano con grande visione generale e la visione generale si affronta con coscienza politica. Oggi Nulla si ricostruisce con la semplice ricostruzione dei partiti, ma attraverso la presa in carico degli interessi dei territori, della comunità, delle solidarietà e degli scenari che si riconoscono come propri. Bisogna avere il coraggio di buttarsi alle spalle il sistema partitico e costruire la politica come partecipazione. Un tempo si chiamò ‘politicizzazione delle masse’. E’ questa la nostra scommessa.
Il nuovo segretario Pd ha avuto una investitura popolare alle primarie insperata. Zingaretti può essere l’interprete di una nuova stagione?
Sono abituato a rispettare i segretari. Il Pd ha voluto Zingaretti e va rispettato. E’ presto per giudicarne la linea politica. Mi sento però di sottolineare che il nuovo segretario costituisce un elemento di ritrovata tranquillità, di pacificazione in un partito e in un mondo che si sono dilaniati in scontri totalmente irrazionali.