ROMA – Un autunno con sciopero generale. L’ipotesi viene ventilata, in un caldo sabato romano, dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, a margine della manifestazione sindacale del pubblico impiego, dove si discute e polemizza per uno striscione bloccato dalla Digos.
Sindacati pronti a scendere in piazza
Da giorni Landini ripete che il governo ha preso la direzione sbagliata. “Chiediamo che si cambi la politica economica e sociale di questo Paese”, in particolare “con una legge di stabilità completamente diversa”, spiega dopo aver passeggiato con un cappellino rosso per le strade della capitale, città che concentra la stragrande maggioranza dei lavoratori della Pa. Incalzato dai giornalisti sulla possibilità di una mobilitazione nazionale, Landini dice: “Non escludiamo nulla”.
Le richieste al governo gialloverde
I manifestanti chiedono una riforma del pubblico impiego, il rinnovo dei contratti (immutati da più di un decennio). Annamaria Furlan, leader della Cisl, auspica “assunzioni urgenti nella Pubblica amminiastrazione, per rafforzare i servizi ai cittadini”.
La manifestazione degli impiegati pubblici si infuoca per la “censura” di un enorme cartello, preparato dalla Uil, in cui campeggiano i due vicepremier. Luigi Di Maio, ritratto in camicia, col telefonino in mano, dice: “Matte’, dicono che mettersi contro il sindacato porta male”. Salvini appare con una felpa (ironicamente, proprio della Uil) e risponde: “Sì Giggigino, infatti mi sto portando avanti”.
La polemica sullo striscione ironico
I sindacati spiegano che la Digos ha chiesto ai manifestanti di rimuovere lo striscione. “Volevamo metterlo al Pincio perché era molto grande, ma ci hanno bloccato – dice Michelangelo Librandi, segretario generale della Uil Fpl -. Abbiamo poi provato a metterlo per strada ma è intervenuta la Digos, dicengo che visto che era contro i due vicepremier non poteva essere aperto”. Anche in piazza del Popolo, spiega il sindacalista, si è ripetuta la stessa scena.
Si è scatenato un polverone. “E’ stato introdotto il reato di lesa maestà?”, chiede il capogruppo dei senatori del Pd Andrea Marcucci. “Salvini e Di Maio, non è che state esagerando? O sta esagerando chi vuole apparire prono ai vostri desiderata?”, domanda invece Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.
La replica della questura di Roma
La questura della capitale replica che non è stata fatta alcuna valutazione sul contenuto dello striscione ma si è stabilito che fosse “lesivo del decoro paesaggistico, come previsto dall’art. 49 del Codice dei Beni Culturali”. Inoltre, “è prevista una comunicazione preventiva ai competenti uffici del Comune per tali esposizioni, che non è stata effettuata”, spiega la Polizia di Stato a Roma.
La replica di Di Maio e Salvini
Di Maio precisa di non aver “mai chiesto, e non mi sarei mai sognato di chiedere, la rimozione di uno striscione che ironicamente e pacificamente critica il governo”, perché “la libertà di principio vale sempre”. E Salvini, pur rispettando la scelta della questura capitolina, dice che non fa di certo guerre agli striscioni. Anzi, “ce ne sono ovunque e di ogni tipo, e ho dato indicazioni, già nelle scorse settimane, di non intervenire”.
(LaPresse/di Matteo Bosco Bortolaso)