ROMA (LaPresse) – “Non consentirò a nessuno di utilizzare la mia faccia o la mia storia per tutelare chi sta cercando di prendere tempo in attesa degli eventi. Ho preso un impegno col milione e centomila elettori che hanno barrato il nostro simbolo: costruire Liberi e Uguali”. Così Pietro Grasso in un dialogo con i militanti di Liberi e Uguali alla chiusura della festa LeU di Arezzo.
Pietro Grasso fa chiarezza sul futuro di LeU
“Se c’è chi non è più d’accordo lo dica chiaramente, se c’è chi pensa che Liberi e Uguali debba essere la ruota di scorta se si trovano chiuse le altre strade – ve lo dico con la massima sincerità – io non ci sto, è una questione di rispetto verso me stesso e verso i militanti. Parliamo di politica, senza nasconderci dietro le regole del congresso: è una storia già vista e non ha portato fortuna”.
La corsa con il Pse alle Europee?
“La collocazione di Liberi e Uguali in sede europea è uno dei punti che sta bloccando il percorso costituente. Io non so se queste posizioni siano reali o strumentali per bloccare il nostro percorso. So che è un punto dirimente, però anziché cercare posizioni precostituite parliamo di che Europa vogliamo, definiamo insieme ai militanti e agli elettori la nostra idea di Europa. Le storiche famiglie politiche europee hanno fatto il loro tempo: il Ppe da tempo ha una connotazione liberal-liberista, di destra, e sta blandendo, magari non condividendolo, il nazionalismo trionfante; il Pse ha, d’altro canto, precise responsabilità”.
“Il suo errore, a mio modo di vedere, sta nell’aver sottovalutato, se non rimosso, la pervasività di un capitalismo finanziario e sovranazionale che ha imposto l’agenda economica agli Stati. Oggi si trova, non a caso, a governare la Commissione europea assieme al Ppe”.
Come scongiurare il problema
Che fare, dunque? Per me è necessaria la nascita di un soggetto, che a me piace identificare come ‘di sinistra’, ma che nei fatti raccolga il mondo del solidarismo, della legalità, dell’accoglienza, dell’integrazione, dell’ambientalismo, del pacifismo. In una battuta, della preminenza della politica sull’economia. Fino a oggi il Pse è stato più parte del problema che della soluzione. Incaponirci oggi, o sperare che vada in porto la richiesta di Renzi di candidare Timmermans invece di Moscovici, non mi sembra una strategia vincente. Io non voglio aspettare che altri decidano le proprie strategie e andare a rimorchio, né in Italia né in Europa”, conclude.