NAPOLI (di Giuseppe Palmieri e Ugo Clemente) – “Ogni minuto in cui tardiamo l’intervento su un arresto cardiaco si riducono del 10% le probabilità che il paziente sopravviva”. Parole del presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118 Mario Balzanelli, intervenuto ieri a Roma nella sala Caduti di Nassiriya del Senato per la presentazione della proposta di riforma del sistema emergenza-urgenza del 118. A portarla all’attenzione della commissione Sanità del Senato Mariolina Castellone (M5S), prima firmataria, e il presidente dell’organismo parlamentare Franco Zaffini (Fdi). Ieri al tavolo dei relatori, accanto a Castellone, Zaffini e Balzanelli, anche Francesco Marino, segretario nazionale Fimmg 118, Giuseppe Di Domenica, coordinatore dei gruppi di studio Sis118 e Carlo Spirito di Federconsumatori. Intervenuto anche Roberto Pieralli (Snami) e ha voluto far sentire il suo sostegno alla battaglia anche Emanuele Cosentino (Fmt Fismu).
Presente in sala Fedele Clemente, presidente onorario della Società Italiana Sistema 118. Il primo punto della riforma è la valorizzazione del personale, autisti soccorritori compresi: “Gli operatori sanitari – ha spiegato la senatrice Castellone – vanno valorizzati per il grande contributo che danno nella gestione delle emergenze. Un sistema che deve essere integrato sempre di più nel servizio sanitario nazionale. In questi anni abbiamo avanzato tante proposte, come quella dell’indennità di rischio biologico e lavorativo per questi operatori, proposte che sono state sempre bocciate nonostante la copertura finanziaria fosse bassa. Oggi è chiaro a tutti che bisogna intervenire, sia perché il lavoro che fanno questi medici, questi operatori, questi autisti-soccorritori è molto rischioso, trattandosi tra l’altro delle figure più esposte alle aggressioni, sia perché senza gli operatori del 118 il nostro servizio sanitario, e in particolare quello di emergenza”. Balzanelli ha evidenziato alcuni dei punti sensibili della riforma. Innanzitutto l’accesso diretto del cittadino al sistema di emergenza in caso di pericolo di vita, (“come peraltro chiaramente consentito dalla legislazione europea, e come fortemente raccomandato da European Resuscitation Council nel 2016 e nel 2021, per evitare perdite di tempo potenzialmente catastrofiche, dovute al ‘doppio passaggio’ della richiesta di soccorso tra centrali operative”), un modello organizzativo dipartimentale di livello provinciale (nel rispetto delle personalizzazioni autonome che le Regioni potranno definire), con un’apposita sala operativa all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e connessa con la telemedicina, e la riattivazione dei punti di primo intervento del 118, per limitare l’accesso ai pronto soccorso che sono ormai allo stremo, soprattutto in Campania. E ancora la necessità di scongiurare il trasferimento delle risorse dal 118 ai Pronto soccorso e l’assorbimento della gestione dei servizi nel 112, numero unico di emergenza. Un’eventualità, quest’ultima, che rischierebbe di rallentare notevolmente l’attivazione dei servizi di emergenza sanitaria in caso di richieste di intervento, con inevitabili rischi per la vita di molte persone.
“La riforma ‘Salvavita’ non è più rinviabile. Ci sono oltre 7 milioni e mezzo di richieste di soccorso l’anno, facciamo quasi 5 milioni di interventi per salvare vite. Non è possibile che per 30 anni, sistematicamente, il 118 che salva vite, il 118 che ha salvato l’Italia dal Covid, venga dimenticato. Se ci fermassimo per dieci minuti sarebbe una catastrofe”, ha aggiunto Balzanelli, ricordando a tutti quanto il fattore tempo sia determinante nell’attività del 118. Un aspetto di cui tiene conto anche la commissione incaricata di valutare la proposta di riforma: “La commissione ha ben chiara l’urgenza del tema che va inquadrata correttamente e ne ha previsto la calendarizzazione. Mettere in sicurezza il personale per tutelare il comparto dell’emergenza-urgenza è tra le nostre priorità”, ha confermato il presidente Zaffini. Interessante anche l’excursus storico-normativo di Giuseppe Di Domenica, il quale ha ricordato il fatto che “quando il 118 si è fermato ci sono state centinaia di morti. È successo in Lombardia, con l’emergenza Covid”. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto Marino (Fimmg 118) nel suo intervento – mantenere un servizio che sia il migliore possibile da offrire ai cittadini. Bisogna lottare per la valorizzazione del ruolo degli autisti soccorritori, degli infermieri e io dico soprattutto dei medici. Tutte e tre le figure hanno un ruolo importante”.