Smantellata la centrale della droga

Sul tetto trovati i fuochi d’artificio usati per segnalare ai ‘clienti’ l’arrivo dello stupefacente

MADDALONI – Fuochi d’artificio esplosi sul tetto di un edificio abbandonato per segnalare l’arrivo della droga, blitz dei carabinieri sull’Appia, smantellata la casa in cui si fumava crack dopo averlo acquistato sul posto. Era da tempo che molti cittadini si chiedevano cosa volesse segnalare l’esplosione di fuochi d’artificio in alcune zone di Maddaloni. Al termine delle varie attività dei militari dell’Arma è scattato il blitz. E così nel corso dei controlli eseguiti a Maddaloni, anche con l’ausilio di unità cinofile antidroga, hanno consentito di scoprire all’interno di uno stabile semi-abbandonato di via Appia, un locale disabitato con accesso libero, adibito al confezionamento e consumo di crack e altre sostanze stupefacenti. All’interno della stanza sono stati rinvenuti e sequestrati, a carico di ignoti, pipette e bottiglie utilizzate per ‘cucinare’ e fumare il crack, un bilancino di precisione e materiali vari per il confezionamento dello stupefacente. Sul tetto dello stabile i militari hanno invece rinvenuto una batteria di fuochi d’artificio esplosi, presumibilmente utilizzati per comunicare l’arrivo e la disponibilità della droga. Ulteriori indagini sono in corso da parte dei carabinieri della Compagnia di Maddaloni. L’operazione ha preso il via l’altro ieri nel corso del pomeriggio ed è durata fino alle prime ore dell’alba di ieri quando i carabinieri hanno eseguito un servizio coordinato di controllo del territorio esteso anche ai comuni di San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico.
Nel corso dei controlli sono state denunciate in stato di libertà cinque persone, ritenute rispettivamente responsabili di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, guida senza patente perché mai conseguita e rifiuto di sottoporsi al controllo del tasso alcolemico. Poi l’attenzione si è concentrata sullo stabile in parte abbandonato. Nel corso del blitz è stata individuata una stanza in cui la sostanza stupefacente veniva preparata e consumata sul posto. Lo scopo di tale pratica da parte dei pusher era quella di evitare ai clienti di essere fermati e trovati in possesso della droga con conseguente avvio delle attività info-investigativi tendenti a risalire a chi quella sostanza gliela avesse venduta. Quella che era stata messa in piedi era una vera e propria crack house. Nella stanza, dopo aver acquistato lo stupefacente e aver versato il corrispettivo si giungeva e si trovava un piccolo tavolo con una sedia. A disposizione c’era l’occorrente per la preparazione della dose e la sua consumazione. Terminata l’assunzione il ‘cliente’ lasciava la stanza e si allontanava dall’edificio senza avere con sé alcuna traccia dell’acquisto dello stupefacente. I fuochi pirotecnici rinvenuti sulla sommità dell’edificio servivano, stando a quanto sostengono gli inquirenti, non solo a comunicare la disponibilità di droga da acquistare ma anche ad indicare il luogo dove poterla acquistare e consumare sul posto.
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