CASAL DI PRINCIPE – I colletti bianchi e i grandi appalti, gli investimenti al nord e l’alta finanza. La mafia dei Casalesi è diventata un’agenzia di servizi. Ma è anche altro. Continua ad essere violenta, a pressare commercianti e piccoli imprenditori. A ricordarcelo sono le recenti indagini della Procura di Napoli. E l’ultima, condotta dai carabinieri della Compagnia di Casale, ha portato all’arresto quattro persone con le accuse, contestate a vario titolo, di pizzo e di tentata estorsione. Vecchi metodi, fatti nuovi, verificatisi, secondo gli inquirenti, dal 2016 al 2020.
A finire in carcere sono stati Vincenzo De Luca ‘o nero, 43enne, Salvatore Massaro, 68enne, Paolo Piccirillo, 56enne, detto ‘o castagnaro, e Giovanni Della Corte, 52enne, conosciuto con il nomignolo cucchione, che si trovava presso la casa lavoro di Vasto.
Ad emettere il provvedimento cautelare, su richiesta della Dda, è stato il giudice Giovanni De Angelis del tribunale di Napoli.
De Luca, Massaro e Piccirillo, secondo l’accusa, con violenza e minaccia, avrebbero costretto un imprenditore, attivo nel settore dell’edilizia, a versare loro 30mila euro a titolo estorsivo da destinare ai carcerati. Ma alla vittima gli sarebbe stata offerta anche un’alternativa: non dare i soldi ma consegnare la sua Jeep Renegade. L’operazione, però, non andò a buon fine. I tre rispondono di tentata estorsione.
Della Corte, invece, sostiene la Dda, ha obbligato un altro costruttore a versargli mille euro ogni Natale dal 2016 al 2019.
Le condotte ascritte ai quattro, secondo l’accusa, erano tese ad agevolare il clan dei Casalesi.
Nelle prossime ore gli indagati, assistiti dai legali Mirella Baldascino, Raffaele Mascia, Ferdinando Letizia, Alessandro e Pasquale Diana, affronteranno l’interrogatorio di garanzia.
A far scattare l’attività investigativa è stata una soffiata raccolta dai carabinieri, guidati dal capitano Luca Iannotti, sull’attività estorsiva che stavano realizzando alcuni soggetti legati alla criminalità organizzata.
Se Della Corte è stato raggiunto dalla nuova misura cautelare mentre era a Vasto, in una casa lavoro, è perché nelle scorse settimane non aveva rispettato la sorveglianza a cui era sottoposto dopo la scarcerazione avvenuta quattro anni fa. E cosi il tribunale dispose un aggravamento della misura.
Cucchione è considerato un esponente ormai storico della camorra dei Casalesi. Compariva nell’elenco degli stipendiati del clan Schiavone sequestrato nel 2004 a Santa Maria Capua Vetere e nella disponibilità dell’allora ragioniere del clan, Vincenzo Schiavone, poi deceduto. Mille e 500 euro al mese il suo ‘stipendio’.
Stando a quanto affermato da Giuseppe Quadrano, uno storico collaboratore di giustizia, Giovanni Della Corte venne ‘legalizzato’. Aveva insomma ricevuto l’affiliazione vera e propria con un patto che essendo passato per le mani di Francesco Schiavone Sandokan è, almeno sulla carta, ancora valido e mai decaduto.