CASTEL VOLTURNO – Non solo lo spaccio, ma anche il reimpiego dei proventi illeciti attraverso acquisti immobiliari fittizi. È uno degli aspetti centrali dell’inchiesta, condotta dai carabinieri di Mondragone, che ha portato agli arresti dei fratelli Carandente. Secondo la ricostruzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Ivan Carandente avrebbe utilizzato i soldi della droga per acquistare immobili a Castel Volturno, intestandoli formalmente alla sorella Fabiana, indagata a piede libero per trasferimento fraudolento di beni e ritenuta estranea all’attività di spaccio. Le indagini hanno documentato una lunga trattativa per l’acquisto di uno stabile in via Zocchi, composto da quattro unità abitative, conclusa per 28.500 euro, a fronte di un valore dichiarato ben più alto. A condurre ogni fase dell’operazione sarebbe stato Ivan Carandente, intercettato mentre trattava il prezzo, sollecitava il rogito, concordava i pagamenti – in parte con assegno e in parte in contanti – e curava i contatti con lo studio notarile. Al momento della stipula, però, l’immobile è stato intestato alla sorella Fabiana, priva di redditi dichiarati. Per gli investigatori si tratterebbe di una intestazione fittizia, scelta per schermare i beni da eventuali sequestri.
Un’ipotesi rafforzata dal fatto che né Ivan Carandente né la compagna Antic Sonja risultavano svolgere attività lavorative lecite, nonostante una partita Iva formalmente attiva. L’unica fonte di reddito, secondo l’accusa, sarebbe stata la costante attività di spaccio organizzata nella zona di Pescopagano. Dalle intercettazioni emerge anche l’intenzione di destinare lo stabile ad attività ricettiva, oltre all’avvio immediato di lavori di ristrutturazione. A confermare chi fosse il reale proprietario, per la Procura, vi sarebbero conversazioni con terzi, la presenza costante di Ivan Carandente sul posto e persino l’organizzazione di un rinfresco inaugurale. Lo stesso schema, secondo gli inquirenti, si sarebbe ripetuto poco dopo con l’acquisto di un terreno agricolo adiacente allo stabile, anch’esso intestato a Fabiana Carandente, nonostante l’intera trattativa fosse stata seguita dal fratello. Anche in questo caso, dagli accertamenti fiscali non sarebbe emersa alcuna disponibilità economica lecita. Un quadro che ha portato la Procura a contestare il reato di fittizia intestazione di beni, ritenendo gli acquisti parte di una più ampia strategia di reimpiego dei proventi illeciti, pur non essendo contestata l’ipotesi di riciclaggio.
L’indagine sul presunto traffico di narcotici gestito dai Carandente, che avrebbe generato i capitali utilizzati per l’acquisto degli immobili, ha fatto scattare la contestazione del trasferimento fraudolento di beni nei confronti di Carlo Carandente, 33enne, Vincenzo Carandente, 35enne, Antonio Carandente, 37enne, e del già citato Ivan Carandente, 29enne. Ai domiciliari sono finiti Sabrina Uliano, 31enne, Roberta Sessa, 21enne, e Sonja Antic, 26enne. Disposto invece il divieto di dimora in provincia per Osazee Obasuyi, 28 anni, originario della Nigeria, e Prince Akom, 33, del Ghana. A tutti, residenti a Castel Volturno, da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, viene contestato il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. A Ivan e Carlo Carandente è contestato anche il porto e l’utilizzo di arma non autorizzata in luogo pubblico. Nel collegio difensivo gli avvocati Ferdinando Letizia e Filippo Barbieri Spirito.




















