Spaccio di droga nel Parco Primavera, fari su Amoriello

MARCIANISE -Non solo le estorsioni di cui si sarebbe reso protagonista Giovanni Anziano, storico esponente del clan Belforte. L’inchiesta che ha portato all’arresto del mafioso ha aperto un nuovo fronte sullo spaccio di droga a Marcianise, condotto, secondo l’ipotesi accusatoria, dal nipote Antonio Amoriello. Il 35enne è stato raggiunto da un decreto di fermo della Dda, convalidato dal gip del Tribunale di Napoli, con l’accusa di estorsione in concorso con lo zio. Tra maggio e giugno scorsi, i due, entrambi di Marcianise, avrebbero avvicinato il titolare di una società per costringerlo a fare loro un regalo, ottenendo così 500 euro. Si sarebbero rivolti alla stessa vittima anche a settembre. Al costruttore sarebbe stato detto di recarsi a casa di Anziano (mentre si trovava agli arresti domiciliari), evocando l’appartenenza di quest’ultimo ai Belforte. E in un’occasione, per incutere timore all’imprenditore e convincerlo a piegarsi alla richiesta, avrebbe agito un soggetto, al momento non identificato, che in sella a una moto, con casco integrale, raggiunse la sede della società della vittima.
Ad Amoriello viene contestato anche il pestaggio di un commerciante, ma il motivo, hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, non è legato a un’estorsione alla vittima in relazione al lavoro che svolgeva. Cosa avrebbe determinato l’aggressione? Il commerciante, interrogato dai carabinieri, ha riferito di aver comprato dei quantitativi di droga da Amoriello che però non aveva saldato, da qui la scelta del nipote di Anziano di picchiarlo e minacciarlo. In merito allo spaccio, almeno per ora, non viene contestato alcun reato ad Amoriello.
Lo scorso ottobre, dopo il pestaggio del commerciante e il suo interrogatorio, i carabinieri procedettero a due perquisizioni nella sua casa di Parco Primavera, ma non trovarono nulla riconducibile ai narcotici. La sostanza stupefacente, invece, venne rinvenuta in uno spazio coperto da alcune mattonelle (in una posizione, quindi, che non rendeva direttamente la riconducibilità dello stupefacente ad Amoriello) E dentro questo nascondiglio, i militari trovarono involucri di cocaina e bilancini di precisione.
Tornando alle intimidazioni e alle aggressioni, secondo gli investigatori, come ritorsione per il mancato pagamento della droga, Amoriello si sarebbe reso protagonista anche di un raid nei confronti del negozio della vittima.
Logicamente, si tratta di ipotesi investigative formulate nel corso dell’indagine, che ancora non si è conclusa.
Anziano e Amoriello, difesi rispettivamente dagli avvocati Massimo Trigari e Nicola Musone, sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
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