ROMA – Venne arrestato in un parcheggio alla periferia Sud di Roma, mentre cedeva documenti top secret a un agente russo, in cambio di denaro. Per Walter Biot, la procura ordinaria della Capitale e quella militare hanno chiesto oggi il rinvio a giudizio.
L’ufficiale della Marina militare, finito al centro della spy story svelata nel marzo scorso dai carabinieri del Ros, è accusato di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione, mentre i pm militari gli contestano i reati di “procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio”, “procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato”, “esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio” e “comunicazione all’estero di notizie non segrete nè riservate”.
Secondo chi indaga, Biot, tutt’ora detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, “si procurava, a scopo di spionaggio politico notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato, o comunque nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete”, per poi passarle al funzionario russo Dmitry Ostroukhov. Nella richiesta di rinvio a giudizio si evidenzia come l’uomo avesse accesso, per il ruolo ricoperto, “a tutta la documentazione classificata e non, relativa alle missioni internazionali a cui partecipava l’Italia, agli schieramenti dei reparti e alle linee strategiche di condotta della Repubblica rispetto alle singole aree di intervento”. Avrebbe fotografato i documenti di nascosto, con uno smartphone dedicato, prima di consegnarne la scheda sd a Ostroukhov, in cambio di 5000 euro.
L’arresto di Biot è scattato la sera del 30 marzo 2021, quando il militare ha incontrato il funzionario russo in un parcheggio, nel quartiere di Spinaceto, per consegnargli i materiali raccolti e ricevere in cambio la mazzetta di banconote. Biot era attenzionato da tempo e i carabinieri, che hanno condotto le indagini coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dalla pm GianFederica Dito, sono intervenuti solo dopo aver avuto certezza dell’incontro tra i due.
A incastrare l’ufficiale, alcuni video che lo riprendono mentre fotografa i documenti riservati ai quali aveva accesso grazie all’impiego presso lo Stato Maggiore di Difesa.
Di Alessandra Lemme