ROMA – Si è aperto, davanti al tribunale militare di Roma, il processo a Walter Biot, l’ufficiale della Marina militare arrestato il 30 marzo del 2021, per spionaggio.
La presidenza del Consiglio e il ministero della Difesa saranno parti civili nel procedimento che vede nella lista testi presentata dai difensori dell’imputato rappresentanti delle istituzioni come l ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone e la direttrice del Dis Elisabetta Belloni.
Stamani la prima udienza, in via delle Milizie, a Roma, con Biot presente in aula in completo verde e cravatta azzurra.
L’ufficiale, che è sotto processo anche davanti alla procura ordinaria, venne arrestato in un parcheggio alla periferia Sud di Roma, mentre cedeva documenti top secret a un agente russo, in cambio di denaro. È accusato di “procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio”, “procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato”, “esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio” e “comunicazione all’estero di notizie non segrete né riservate”, imputazioni che, davanti al tribunale militare, prevedono fino all’ergastolo.
Secondo chi indaga, Biot, tutt’ora detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, si sarebbe procurato, a scopo di spionaggio notizie, che nell’interesse della sicurezza dello Stato e della Nato dovevano rimanere segrete, per poi passarle al funzionario russo Dmitry Ostroukhov. Avrebbe fotografato i documenti di nascosto, con uno smartphone dedicato, prima di consegnarne la scheda sd a Ostroukhov, in cambio di 5000 euro.
L’arresto di Biot è scattato la sera del 30 marzo dello scorso anno, quando il militare ha incontrato il funzionario russo in un parcheggio, nel quartiere di Spinaceto, per consegnargli i materiali raccolti e ricevere in cambio la mazzetta di banconote. Biot era attenzionato da tempo e i carabinieri, che hanno condotto le indagini coordinati dalla procura capitolina.
A incastrare l’ufficiale, alcuni video che lo riprendono mentre fotografa i documenti riservati ai quali aveva accesso grazie all’impiego presso lo Stato Maggiore di Difesa.
Di Alessandra Lemme