MILANO (AWE/LaPresse) – Le tensioni tra l’Italia e la Commissione europea sulla manovra riportano lo spread oltre quota 300 punti base. Mentre finora l’Italia ha già bruciato 1,5 miliardi di euro con l’aumento dei tassi. A dire il vero, il differenziale in chiusura recupera leggermente e si ferma a 300, con il decennale italiano al 3,40% sul mercato secondario.
Contrasti tra Roma e Bruxelles
Certo è che con Roma e Bruxelles ancora distanti e l’attesa per il giudizio dell’Ue sulla manovra, previsto per il 21 novembre, lo spread rischia nuovi scossoni. “Io penso che lo spread calerà non appena avremo scritto le norme su reddito di cittadinanza e quota 100 che sono pronte”, afferma il vicepremier, Luigi Di Maio.
La reazione dei mercati
Ma le banche sono più prudenti. Unicredit ha annunciato ieri che ridurrà l’esposizione ai Btp, mentre Poste Vita sta subendo ingenti perdite per la caduta di valore dei titoli del Tesoro e la stessa Tim ha ammesso oggi che il profilo del suo debito sta peggiorando a causa degli effetti dello spread sovrano. “Siamo sicuri che la sollecitazione della banche e lo spread derivi solo dal fatto che noi mettiamo al 2,4 il deficit? Ricordo che le crisi delle banche sono venute, al di là della malagestione, dalla crisi economica”, si giustifica il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Sale lo spread, gli effetti sui capitali
Ma alcuni osservatori temono ancora che si possa toccare quota 400 punti base, una soglia che renderebbe problematica la situazione per alcuni istituti di credito e assicurazioni per l’erosione del capitale. Il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, è preoccupato. “Non ho la palla di cristallo – dice – per dire se lo spread va giù o se va sù: vediamo, speriamo che i governanti governino bene”.
Il bilancio di Bankitalia
Intanto la Banca d’Italia, per bocca del vicedirettore Luigi Federico Signorini, spiega che l’aumento dello spread “è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi, rispetto a quanto si sarebbe maturato con i tassi che i mercati si aspettavano ad aprile; costerebbe 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020″. Il conto, però, rischia di essere perfino più salato, perché il calcolo non considera eventuali nuove impennate.
di Lorenzo Allegrini