Roma, 2 lug. (LaPresse) – Arriverà nelle prossime ore la decisione della gip Maria Paola Tomaselli sull’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Luca Parnasi, arrestato lo scorso 13 giugno nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Secondo quanto si apprende la procura ha dato parere favorevole agli arresti domiciliari per il costruttore che la scorsa settimana è stato sottoposto a un lungo interrogatorio nel quale ha ammesso di aver elargito denaro al mondo della politica. Parnasi è finito in manette insieme a otto persone per un presunto giro di corruzione legato al progetto del nuovo stadio. Durante le indagini, durate un anno e mezzo, intercettazioni e controlli degli inquirenti hanno fatto emergere dazioni di denaro, promesse di assunzioni e altri favori con cui il costruttore si sarebbe assicurato l’aiuto e la collaborazione di funzionari e politici. Associazione a delinquere, corruzione, traffico di influenze, frodi fiscali, finanziamenti illeciti, i reati contestati, a vario titolo, agli arrestati.
le indagini
Secondo la procura, il gruppo Parnasi avrebbe tentato di ‘oliare’ i vari passaggi dell’approvazione del piano mettendo in atto una corruzione che la gip definisce “sistemica”. Per arrivare all’approvazione del progetto dello stadio, si sarebbe servito tra gli altri dell’avvocato, ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione, che per la giunta Raggi seguiva la trattativa sulla modifica del piano e che in cambio dell’aiuto fornito avrebbe ricevuto incarichi e consulenze del valore di 100mila euro. A Michele Civita (indagato e sottoposto ad obbligo di firma) consigliere regionale ed ex assessore nelle giunte Zingaretti prima alla Provincia e poi alla Regione, sarebbe stata assicurata da Parnasi l’assunzione del figlio. Adriano Palozzi (finito agli arresti domiciliari), di Forza Italia, vicepresidente del Consiglio Regionale, avrebbe ricevuto 25mila euro attraverso una fattura per operazioni inesistenti. In carcere, oltre a Parnasi sono finiti cinque suoi stretti collaboratori, uno dei quali, Luca Caporilli, è passato ai domiciliari. Tra i 16 indagati figurano anche il capogruppo M5S in Campidoglio Paolo Ferrara, autosospesosi dal Movimento a seguito dell’inchiesta, e l’ex assessore e oggi consigliere comunale di Forza Italia, Davide Bordoni.