ROMA– “Chiarirò tutto. Sono sereno anche se molto dispiaciuto per quanto sta succedendo“. Parla così Marcello De Vito al suo legale, Angelo Di Lorenzo, dopo l’interrogatorio di garanzia nel quale decide di avvalersi della facoltà di non rispondere.
L’avvocato assicura che De Vito era già pronto a chiarire ogni cosa davanti alla gip Maria Paola Tomaselli: “Gli ho detto io di riflettere per poi chiedere un nuovo interrogatorio nel quale vorrà di certo fare chiarezza”, aggiunge.
L’accusa è di corruzione e traffico di influenze illecite
Marcello De Vito e l’amico avvocato Marcello Mezzacapo, sono in cella, a Regina Coeli, nei loro confronti sono stati disposti sequestri preventivi per 250 mila euro, pari al valore delle presunte mazzette ricevute sotto forma di ‘consulenze’.
“Entrambi – scrive la gip nell’ordinanza- appaiono consapevoli che in una logica di mercato, la posizione di potere del pubblico ufficiale ha assunto un consistente valore che ne richiede un’adeguata gestione in un’ottica di gestione del profitto”.
Secondo chi indaga tra i due esisteva “un vero e proprio sodalizio” anche se Mezzacapo nega tutto: “Non ho mai percepito tangenti – assicura davanti alla gip -, solo compensi per attività professionali: curavo transazioni e attività che si svolgono di norma nella pubblica amministrazione. E con il ruolo politico di De Vito non ci sono mai state sovrapposizioni“.
Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalle pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, sono ai domiciliari Fortunato Pititto, architetto collaboratore del gruppo Statuto, e l’imprenditore Gianluca Bardelli, mentre sono indagati i costruttori Pierluigi e Claudio Toti, Luca Parnasi e Giuseppe Statuto oltre ad alcuni prestanome.
Tre i gruppi immobiliari coinvolti c’è quello di Parnasi, per lo Stadio e un progetto legato alla ex Fiera di Roma, quello dei Toti, che avrebbero pagato per ottenere l’ok alla riqualificazione degli ex mercati generali all’Ostiense, e quello di Statuto per un piano legato alla ex stazione di Trastevere.
A De Vito e Mezzacapo sarebbero arrivati versamenti per 230 mila euro
Le cifre emergono dalle intercettazioni e dall’analisi dei flussi finanziari sui conti delle società attraverso le quali Mezzacapo riceveva compensi per le consulenze, prima di girarle sul conto della Mdl srl che, secondo la procura, era una sorta di ‘cassaforte’ nata per custodire i profitti raccolti illecitamente dai due amici.
L’ormai ex presidente dell’Assemblea capitolina e l’amico fedele avrebbero ricevuto in cambio di aiuti e favori, 95 mila euro in tre tranche da Parnasi, 110 mila euro da i Toti e 24 mila euro da Statuto, che altri 160 mila ne prometteva.