ROMA – L’agenzia di rating Standard and Poor’s non boccia definitivamente l’Italia ma evidenzia che le misure adottate dal governo porteranno il Paese verso la recessione. Un allarme che potrebbe, quindi, aver solo rinviato la bocciatura del nostro Paese.
Rating invariato per ora ma il debito pubblico aumenterà
Standard and Poor’s grazia l’Italia e, nonostante l’outlook ‘negativo’, mantiene il suo giudizio invariato a ‘BBB’. Le prospettive non cambiano – e ciò significa che il taglio del rating potrebbe solo essere rinviato -, ma l’esecutivo può tirare un sospiro di sollievo per il momento anche se i giudizi degli economisti di S&P non sono teneri con l’azione di governo. Secondo l’agenzia di rating “i rischi per la posizione fiscale dell’Italia stanno crescendo” e il deficit dovrebbe salire al 2,6% nel 2019, oltre l’obiettivo del 2,4% fissato nel Def dal Tesoro italiano. Non solo, S&P stima che il debito pubblico non calerà nei prossimi anni, ma aumenterà leggermente fino al 132,7% del Pil nel 2022.
Governo sul banco degli imputati
Il governo gialloverde è sul banco degli imputati di S&P se il Pil “rischia di ristagnare quest’anno”, perché “l’inversione delle riforme e la volatilità esterna hanno spinto l’economia dell’Italia in recessione” alla fine del 2018. Una frenata che, secondo gli economisti dell’agenzia, si farà sentire anche nel 2019, quando la crescita si fermerà allo 0,1%, per risalire ad appena lo 0,6% nel 2020, mentre l’eurozona è vista crescere dell’1,4%, un ritmo più che doppio. S&P se la prende con i passi indietro sul Jobs act e “rigidità” del mercato del lavoro e ritiene che il reddito di cittadinanza aumenterà nel 2019 il Pil di 0,2 punti percentuali, ma il suo effetto sarà solo “di breve durata” senza ulteriori riforme strutturali. In generale, osserva l’agenzia, “i continui cambiamenti politici indeboliscono il potenziale di crescita dell’Italia”, mentre si assiste a “un marcato deterioramento delle condizioni finanziarie esterne” per conti pubblici e banche.