Stellantis, paralisi a Pomigliano. E l’azienda rinvia ogni confronto

L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares e John Elkann

NAPOLI (fr.pa.) – Clima sempre più teso intorno al Vico di Pomigliano d’Arco. Stellantis è in caduta libera e ieri si è fermata la produzione sul secondo e terzo turno nello stabilimento della provincia di Napoli per mancanza di materiale dovuta al blocco dell’ingresso merci da parte dei lavoratori Trasnova, azienda cui non è stata ancora rinnovata la commessa. Blocco davanti all’ingresso merci, albero di Natale decorato con i nomi dei lavoratori e la scritta ‘licenziato’, clima funereo, come normale che sia. “Chiediamo il tavolo con urgenza – ha dichiarato Giuseppe Raso, segretario generale della Fismic di Napoli e della segreteria nazionale del sindacato – nei prossimi giorni ci sarà un tavolo per l’automotive, ma questi ragazzi, circa 400 impiegati nei siti produttivi di Stellantis in Italia, saranno licenziati a fine anno. Quindi un tavolo è urgente. Abbiamo anche chiesto un incontro con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, perchè questa vertenza non può passare inosservata”. E, specie dopo le dimissioni del ceo di Stellantis Carlos Tavares, indicato come causa di tutti i mali quando invece da dirigente di punta esegue le direttive che gli arrivano dalla proprietà (in questo caso da John Elkann e dal suo entourage), il caso è in cima all’agenda politica.

“Chiediamo che il governo, la presidente Meloni, vengano in Aula per un’informativa urgente sull’emergenza automotive. Da ieri, gli operai di Transnova, azienda importante dell’indotto Stellantis, stanno presidiando i cancelli dell’azienda a Pomigliano, Melfi, Mirafiori e Cassino. Si tratta, complessivamente di 350 persone, a cui Stellantis ha deciso, dopo 35 anni, di non rinnovare la commessa. Un avviso chiaro di disimpegno: il primo pezzo dell’indotto che rischia di tirare giu’, con un effetto domino, tutto il sistema automotive italiano. E’ un presagio, e’ un avvertimento. Qui nessuno ha interesse ad aprire polemiche. Vogliamo costruire soluzioni e aprire una discussione vera sul destino industriale del nostro Paese”, ha spiegato il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto – Cento milioni di buona uscita all’ad Tavares. Saranno anche le regole del capitalismo, ma quanto può reggere il patto democratico se l’amministratore delegato di una grande azienda guadagna 518 volte in più di un suo lavoratore. Il rischio di scomparsa dell’automotive dal nostro Paese reale è reale e dunque la fine dell’Italia così come l’abbiamo conosciuta, un grande paese industriale, la settima potenza economica del mondo. Oggi rischiamo il deserto, l’esplosione definitiva della cassa integrazione. L’ulteriore processo di delocalizzazione delle produzioni. Serve dunque una discussione vera, una politica industriale che è assente, serve il ripristino integrale del fondo per la transizione nell’automotive. Se il Parlamento chiama il capo di Stellantis risponde”.

Elkann ha detto che risponderà alla chiamata, ma con calma, tra una ventina di giorni. E al governo sembra vada bene così. Intanto la mobilitazione sul territorio ottiene anche l’appoggio di alcuni esponenti politici locali. “Andrò a Pomigliano d’Arco per esprimere la mia pi+ profonda solidarietà ai lavoratori di Transnova, che rischiano di perdere il posto di lavoro a fine anno e che hanno iniziato un presidio permanente fuori ai cancelli dello stabilimento Stellantis. E’ necessaria una mobilitazione urgente per tutelare l’occupazione e bloccare i licenziamenti. Stellantis e il Governo devono dare risposte ai lavoratori e tutelare un presidio vitale per il nostro territorio”, ha dichiarato il consigliere delegato della Città metropolitana di Napoli Rosario Andreozzi.

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