Stellantis, soldi solo ai manager: “E Cgil e sinistra non parlano”

Tavares e John Elkaan (Foto LaPresse)

Su queste colonne nei mesi scorsi abbiamo informato tempestivamente sugli stipendi da record dei manager di Stellantis, sottolineando quanto fosse complesso giustificarli mentre la multinazionale continuava a minacciare di chiudere stabilimenti in Italia e a mettere in cassa integrazione gli operai. Ora anche il governo nazionale sembra essersi accorto che non è certo un comportamento adeguato, specie per chi come Stellantis per anni ha beneficiato della mano tesa (spesso piena di denaro) dello Stato: “Stellantis in tutto il 2023 ha mandato a casa, in modo provvisorio e anche definitivo, circa 15mila dipendenti tra Italia e Stati Uniti. Un bilancio umiliante se rapportato alle cifre titaniche che l’azienda riconosce al proprio amministratore delegato e al proprio presidente John Elkann, rispettivamente 41,2 e 4,8 milioni di euro. Cifre record. Negli Stati Uniti questo squilibrio ha suscitato proteste sindacali, mentre qui in Italia Cgil e giornali di sinistra si dimostrano ancora una volta proni al colosso Stellantis. Evidentemente per costoro l’interesse dei lavoratori è meno importante dei lauti stipendi dei ‘padroni’”, denuncia il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti. Si prende ai poveri per dare ai ricchi, insomma. “Quello che emerge dal bilancio di Stellantis del 2023 è il ritratto di un’azienda che si comporta come un Robin Hood al contrario: riduce la produzione, taglia il personale e manda gli operai in cassa integrazione mentre paga le cifre monstre di 36,5 milioni di euro al proprio amministratore delegato e 4,8 milioni al proprio presidente John Elkann. Negli Stati Uniti i sindacati comprensibilmente protestano, in Italia invece la Cgil continua a tacere e i giornaloni di sinistra, gli stessi che lamentano una crisi della libertà di stampa in Italia, non danno conto ai lettori di questa notizia”, ha aggiunto la senatrice di Fratelli d’Italia Anna Maria Fallucchi, componente della commissione Industria. Poi ci sono i problemi concreti, come quello di Pomigliano d’Arco, dove Stellantis sta vendendo pure gli immobili che ha a disposizione. Quelli di Mirafiori. E quelli di Termoli: “Lo stabilimento Stellantis di Termoli sarà oggetto della cassa integrazione che riguardera’ 395 operai e 25 impiegati. Pertanto, mentre la governance dell’azienda, a cominciare dall’amministratore delegato Tavares, incassera’ dei benefit straordinari, le famiglie degli operai dovranno patire la decurtazione della retribuzione. In tutto questo si aggiunga il silenzio della Cgil intenta a raccogliere le firme contro l’autonomia differenziata che non nuoce in alcun modo ai lavoratori e nulla invece dice sulle scelte improvvide di Stellantis che pesano come un macigno sulle spalle dei lavoratori anche dello stabilimento di Termoli”, ha spiegato il senatore meloniano Costanzo Della Porta. Siccome l’interesse degli operai conviene solo quando può essere usato per fini politici, in queste ore i sindacati sono incredibilmente in silenzio, a cominciare dalla Cgil di Maurizio Landini che da tempo ha una posizione a dir poco morbida nei confronti di Stellantis. Ed è, comuque, in ottima compagnia di altre sigle. E dei partiti del centrosinistra che non hanno speso una parola sulla questione.

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