Strage del Rapido 904, indagato il boss di Forcella Stolder. Provocò 16 morti e 267 feriti il 23 dicembre 1984

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Il Treno e il boss Stolder

NAPOLI – L’ex boss di Forcella Raffaele Stolder, 67 anni, risulta iscritto dalla Procura di Firenze nel registro degli indagati per la strage del Rapido 904, il treno Napoli-Milano in cui esplose un ordigno il 23 dicembre 1984 mentre transitava in Appennino, nella galleria tra Vernio (Prato) e San Benedetto Val di Sambro (Bologna). Il treno partito da Napoli e diretto a Milano era pieno di viaggiatori che raggiungevano i parenti per le feste natalizie. La strage fece 16 morti e 267 feriti. Una verità giudiziaria accertata per metà. E i familiari delle vittime invocano verità e giustizia. Finora, gli unici condannati in via definiti va sono il cassiere di Cosa Nostra, Pippo Calò, e l’artificiere Federico Schaudinn. Per la stessa strage fu processato Totò Riina come mandante; fu assolto in primo grado, poi la morte fece estinguere il processo d’appello dove la corte aveva deciso di far riaprire l’istruttoria. La quinta sezione penale della Cassazione, il 24 novembre 1992, conferma e riconosce la “matrice terroristico-mafiosa” dell’attentato.

Ora quarantun anni dopo il boato che squarciò la galleria dell’Appennino tosco-emiliano, la verità giudiziaria sulla strage del Rapido 904 cerca nuove risposte tra i vicoli di Napoli. La Procura di Firenze ha impresso una svolta inaspettata alle indagini, iscrivendo nel registro degli indagati Raffaele Stolder, l’ex capoclan di Forcella protagonista della scena criminale campana tra gli anni ‘80 e ‘90. L’inchiesta è stata riaperta nel 2022 sotto la direzione di Filippo Spiezia e ora passata nelle mani del nuovo procuratore capo Rosa Volpe: punta a esplorare i legami “ibridi” tra la criminalità organizzata napoletana e i settori deviati dello Stato. Sul tavolo degli inquirenti ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Ferraiuolo, nipote di Stolder. Il pentito nel 2012 raccontò ai magistrati di aver saputo che lo zio intorno al 2007 avrebbe ricevuto la proposta di un patto da parte dei Servizi di tenere sotto controllo il territorio “di sua competenza” senza spargimenti di sangue. Il sospetto degli inquirenti è che la camorra possa aver fornito supporto logistico o manovalanza per l’attentato del 23 dicembre 1984, inquadrato in una strategia di destabilizzazione più ampia.

Mentre per anni la pista politica ha inseguito le rivendicazioni di estrema destra, la storia giudiziaria ha confermato che il mix esplosivo di pentrite e tritolo fu una “risposta feroce” alle rivelazioni di Tommaso Buscetta. La mafia, colpita nel cuore del suo potere, avrebbe orchestrato l’attacco per distogliere l’attenzione dello Stato. La nuova fase investigativa si avvale di materiali preziosi: atti dei Servizi Segreti recentemente declassificati provenienti dall’archivio storico di Roma. Questi documenti potrebbero far luce su quella “zona grigia” in cui camorra, mafia e apparati statali si sono incrociati. La Procura aveva iscritto Raffaele Stolder nel registro degli indagati già nel 2023. L’indagine su Stolder — esponente di una malavita ormai tramontata, legata alla storica famiglia Giuliano — rappresenta forse l’ultima occasione per chiudere il cerchio su una delle pagine più buie della Repubblica, che costò la vita a 16 persone e il ferimento di altre 267.

Il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Rosaria Manzo: “Stamattina (ieri per chi legge, ndr) è uscito questo documento. Con molto stupore. Il nostro avvocato ha detto che si sarebbe informato. Il documento è firmato nel dicembre 2023. Il nome di Raffaele Stolder i magistrati lo avevano già nel 2023. Non sappiamo quelle indagini a che punto siano. Il fatto che si indaghi ancora sulla camorra napoletana ci fa pensare che i magistrati siano vicini alla verità, che è anche il nodo iniziale. Il coinvolgimento della camorra era chiaro sin dall’inizio. Qualunque fosse il clan coinvolto. Ma sembra che ancora ci giriamo intorno. Perché? A cosa è servita quella strage?. Questo ci spinge ad andare avanti per cercare la verità”.

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