FIRENZE – È stato rinviato al 7 aprile il processo di appello bis per il disastro ferroviario del 29 giugno 2009, che a Viareggio causò 32 morti. Il nuovo processo, disposto dalla Cassazione, che aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado (poiché aveva escluso l’aggravante dell’incidente sul lavoro dall’accusa di omicidio colposo plurimo) per 16 imputati (tra cui i vertici delle Ferrovie di Stato, oltre a dirigenti di aziende ferroviarie tedesche), slitta di un mese. Gli avvocati degli imputati tedeschi hanno ritenuto infatti che la mancata traduzione in tedesco della sentenza emessa l’8 gennaio 2021 rappresenti una ‘lesione del diritto di difesa’. Istanza accolta dal collegio giudicante, dopo quasi un’ora di camera di consiglio per decidere sull’eccezione delle difese, che ha disposto il rinvio al 7 aprile. L’incarico per la traduzione è stato conferito all’interprete di lingua tedesca presente in aula, che dovrà depositare il testo tradotto in cancelleria entro il 17 marzo.
Prima del rinvio, la corte ha chiesto a Mauro Moretti, ex amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, di comunicare se confermare o meno la propria rinuncia alla prescrizione per il reato di omicidio colposo, cosa che in questo frangente Moretti non ha fatto: ‘non rinuncio’, ha dichiarato in aula. Aveva invece affermato di voler rinunciare alla prescrizione nel corso del primo appello. In aula alcune mamme delle vittime hanno raggiunto il banco di Moretti, per gridargli ‘vergogna’.
Ad aprire la giornata di Firenze erano stati i familiari delle vittime della strage del 2009 e dell’associazione che li rappresenta, ‘Il mondo che vorrei’. Hanno sfilato per le strade del capoluogo toscano, dal mercato ortofrutticolo fino al palazzo di giustizia. “Sappiamo – ha detto al megafono Daniela Rombi, vice-presidente dell’associazione, prima dell’apertura del processo – che oggi ci rimanderanno a casa. Metà dei condannati sono tedeschi, e a nessuno è venuto in mente di tradurre la sentenza della Cassazione in tedesco. È una vergogna, una vergogna”. Per Daniela Rombi la “vergogna ormai è la norma, non c’è più da meravigliarsi di niente. Siamo consapevoli che, come per la Thyssenkrupp, nessuno farà un solo giorno di galera. Ma così si calpesta la giustizia. Mi rifiuto di accettare questa cosa. Sono 13 anni che combattiamo, e continueremo a combattere. Ma non per avere giustizia: la giustizia ormai ha fallito, completamente. Dopo oggi la giustizia non potrà più essere fatta”. Ancora più dura la sua reazione, al termine dell’udienza odierna, per la decisione di Mauro Moretti di non rinunciare alla prescrizione. “È scappato subito, si è nascosto in un buco, come un topo. Noi siamo all’ergastolo da 13 anni e ci rimarremo. Ma lui – ha detto Daniela Rombi – ha avuto paura e si è rimangiato tutto. Gente come lui non vale nulla. Oggi si è guadagnato la non-prigione con due parole dette sottovoce, ‘non rinuncio'”. Nel primo processo di appello Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana ed ex Ad di Ferrovie dello Stato, era stato condannato a 7 anni di reclusione; Michele Mario Elia, ex Ad di Rfi, e Vincenzo Soprano, ex Ad di Trenitalia, a 6 anni; Francesco Favo, ex responsabile certificazione sicurezza di Rfi, a 4 anni; Emilio Maestrini, ex responsabile sicurezza di Trenitalia, a 4 anni; Mario Castaldo, ex direttore divisione di Cargo Chemical, a 6 anni; Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico Cima riparazioni, a 4 anni; Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni, a 4 anni; Joachim Lehmann, supervisore di Junghental, a 7 anni e 3 mesi; Andreas Schroeter, tecnico di Junghental, a 6 anni e 10 mesi; Uwe Kriebel, operaio dell’officina di Junghental, a 6 anni e 10 mesi; Rainer Kogelheide, Ad di Gatx Rail Austria, a 8 anni e 8 mesi; Peter Linowski, Ad di Gatx Rail Germania, a 8 anni e 8 mesi; Johannes Mansbart, manager Gatx Rail Austria, a 8 anni; Roman Meyer, responsabile flotta carri di Gatx Austria, a 8 anni; Helmut Broedel, funzionario dirigente dell’officina Junghental di Hannover, 6 anni e 10 mesi.
di Marco Pomella