Summit dal pentito De Simone poco prima delle elezioni comunali a Trentola Ducenta

La Procura di Napoli
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TRENTOLA DUCENTA – Si sarebbe verificato quasi quattro anni fa e se solo ora ne scriviamo è perché ne ha lasciato traccia il giudice Anna Imparato, del Tribunale di Napoli, nella sua sentenza di assoluzione emessa nei confronti di Fabio Oreste Luongo, imprenditore 45enne di Casal di Principe, accusato e arrestato (nel 2022) per associazione mafiosa e turbativa d’asta.

Dario De Simone

Di cosa parliamo? Di un incontro, probabilmente, riporta il giudice, con finalità elettorali, organizzato dal collaboratore di giustizia Dario De Simone, ex mafioso di peso del clan dei Casalesi, che ha controllato i business criminali nell’area di Trentola Ducenta e dintorni fino al 1996 (data in cui decise di voltare pagina, di interrompere i suoi rapporti con la cosca e di iniziare a dialogare con i magistrati).

Lo spaccato che stiamo per raccontare è saltato fuori perché il giudice Imparato, per arrivare ad esaminare le accuse contestate a Luongo, ha tenuto a spiegare da dove provenissero le intercettazioni usate dalla Dda per dare supporto alle imputazioni formulate. Si tratta di captazioni che traggono origine da un procedimento penale che vedeva tra i suoi coinvolti proprio De Simone e che era incentrato sul verificare una presunta riorganizzazione del clan inerente ad attività imprenditoriali, appalti pubblici e inserimento nelle amministrazioni locali. Ad innescare quell’indagine furono le dichiarazioni che rilasciò nel 2019 ai magistrati della Dda il collaboratore di giustizia Giosuè Palmiero.

Nello svolgimento di questa attività, gli investigatori, coordinati dalla Dda di Napoli, sostengono di aver appreso che De Simone, nel 2020, si era interessato nuovamente all’Agro aversano. Mentre si trovava ad Ancona, questa l’iniziale tesi dell’accusa, riportata dal giudice, avrebbe messo in piedi un incontro per il 26 settembre con Amedeo Grassia (personaggio che collega questa indagine madre a quella dove figura Luongo) e con un medico. Chi sono? Grassia, infermiere dell’Asl, per gli investigatori è “variamente legato alla criminalità organizzata” per la sua parentela con Salvatore Orabona, ex collaboratore di giustizia. E’ stato anche politicamente vicino a Michele Griffo.

Sul medico invece, per ora, possiamo dire ancora poco. Ma sveleremo la sua identità nei prossimi giorni.
Per il giudice, considerato il contenuto criptico dei dialoghi e la necessità di vedersi da vicino tra il pentito e gli altri due, quel summit sarebbe stato teso ad incidere sulle elezioni comunali a Trentola Ducenta, previste per il 20 e 21 settembre 2020.
Il giudice, riportando la tesi degli investigatori, scrive nella sentenza di Luongo che c’erano elementi sufficienti “per ritenere che Grassia” e il medico si erano recati “sino ad Ancona per chiedere l’appoggio elettorale del collaboratore di giustizia, in vista del successivo, probabile ballottaggio o comunque per altre questioni di cui sicuramente non potevano parlarne al telefono”. Ad ogni modo era un summit talmente urgente al punto da giustificare non solo un lungo viaggio, ma anche un pernottamento fugace tra il 26 e il 27 settembre del 2020 per i due che avevano raggiunto l’ex mafioso.
Il filone principale dove emerge questa storia non ha avuto (almeno per ora) conseguenze giudiziarie. E il medico, chiariamolo, seppur tirato in ballo in quell’ipotizzato summit, è da considerare innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile (l’avervi partecipato non comporta automaticamente l’aver compiuto un reato).

Alcune conversazioni ascoltate nell’ambito di quell’inchiesta ‘madre’ (diverse riguardavano proprio Grassia) ne hanno fatta aprire un’altra, quella che aveva fatto scattare nell’aprile 2022 il trasferimento in cella per Luongo, l’obbligo di dimora per Grassia (provvedimenti poi annullati al Riesame), e altre 9 misure cautelari. E l’indagine costola è ruotata intorno al presunto inserimento di Sergio Orsi e del figlio Adolfo, sfruttando l’appoggio di altre ditte, nel giro degli appalti del Cira (Centro italiano di ricerche aerospaziali). Come ci sarebbero riusciti? Manipolando, sostiene la Dda, le gare grazie alla compiacenza di funzionari della struttura, di prestanome e imprenditori che partecipavano alle procedure solo per fare numero (e dare una parvenza di legalità agli iter di assegnazione). Luongo ha scelto di affrontare il processo con rito ordinario: secondo la Dda, oltre ad essere intraneo al clan dei Casalesi, attraverso una ditta a lui riconducibile avrebbe fatto cartello nelle procedure d’appalto che gli Orsi, dice l’accusa, volevano manipolare. Da tali contestazioni, come già detto, Luongo, assistito dall’avvocato Maurizio Noviello, è stato assolto. Grassia ed altri 10, invece, che hanno affrontato l’udienza preliminare, sono stati rinviati a giudizio. Grassia risponde di rivelazione di segreti d’ufficio in concorso con Sergio Orsi e un tecnico del Cira e non gli vengono contestati, invece, condotte connesse alla mafia.

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