Orfini contro il taglio dei parlamentari: “Avevamo votato contro tre volte”
Se per i deputati e senatori grillini il taglio dei parlamentari è una “riforma storica, che ricorderanno i nostri figli e i nostri nipoti”, per molti eletti e dirigenti del Partito democratico la scelta è subita, votata con il ‘naso turato’. Addirittura l’ex presidente dem Matteo Orfini afferma di aver “tagliato il numero dei parlamentari, approvando una riforma alla quale avevamo votato contro per tre volte. Sarò sincero, farlo mi è costato moltissimo e penso che sia stato un passaggio gestito malissimo”.
Una riforma “indigesta”
Insomma, i parlamentari dem hanno votato una riforma a cui non credono e che, in sostanza, mal digeriscono. Una ‘indigestione’ condivisa, ed è un dato ben più preoccupante per il Pd e per Nicola Zingaretti, dalla trave portante per un partito di massa e di governo: i suoi militanti. I militanti delle sezioni, i segretari di circolo, gli amministratori locali: ovvero l’ossatura su cui poggia il Pd. In poche ore, una valanga di commenti adirati e di prese di posizione contrarie alla scelta hanno invaso ogni angolo pubblico a disposizione del cosiddetto ‘popolo democratico’.
Ridotta la rappresentatività delle Camere
Occorre una premessa: non stiamo parlando di elettorato. Parliamo dei soli militanti, la cui reazione è per certi aspetti più importante e pregna di significato. Sostanzialmente, il sì dei parlamentari Pd alla misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle non è stata perdonata per tre ragioni. In primis per una questione di merito: riducendo il numero dei parlamentari si riduce la rappresentanza. Fatto di per sé già fuori dalla cultura politica dei militanti democratici.
Una vittoria dell’antipolitica
In secondo luogo, il dispositivo approvato l’altro ieri arriva fuori da un disegno di riforma costituzionale più ampio (che tenga conto anche della legge elettorale) e le promesse dei dirigenti Pd (Graziano Delrio su tutti) dell’esistenza di un accordo con il M5S per una modifica complessiva da attuare durante il prossimo anno per ora è lettera morta. In ultimo, ma non per ultimo, la questione squisitamente politica. L’ok del Pd per evitare terremoti di governo è stato recepito come una sconfitta culturale nei confronti dell’antipolitica grillina, nonostante la base dem sia storicamente incline a scelte complesse sull’altare della ‘realpolitik’.
Un militante: “Provvedimento immorale”
“Rinunciare alla rappresentanza per una logica di risparmio è immorale”, scrive Michele D’Angelo, militante di Poggiomarino. Insomma, in queste ore sui ‘capi’ dem si sta abbattendo un uragano di critiche proveniente dalla sua base di militanti ed eletti nei territori. Tra le prime reazioni contrarie quella della segretaria dei Giovani Democratici di Napoli Ilaria Esposito, che in una lunga lettera critica la scelta promettendo battaglia per il futuro: “Il vero problema dei costi della politica è che questi, in alcuni casi, son sembrati aver favorito sempre e solo chi aveva smesso di rappresentare qualcuno o qualcosa”.
Il costituzionalista: “Grave concessione alla demagogia”
Dura critica dal costituzionalista iscritto al Pd Marco Plutino: “La riduzione del numero dei parlamentari fatta senza criterio è il secondo grave cedimento alla demagogia dopo l’abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti di qualche anno fa. Amareggia constatare che entrambi portino la firma o il voto favorevole del Pd”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere comunale dem di Caserta Matteo Dionisi: “Un provvedimento, quest’ultimo, completamente demente, un’idiozia che danneggia i cittadini e la rappresentanza.
“Democrazia indebolita”
Troppo difficile, però, spiegare la differenza tra tagliare i privilegi, cosa che andrebbe fatta, e indebolire la democrazia, cosa che è stata fatta”. Duro il consigliere di municipalità di Napoli Pasquale Esposito: “Hanno tagliato rappresentanti dei cittadini e dei territori senza la minima discussione sul funzionamento delle Istituzioni”.
Giuliano Morlando, militante di Giugliano, ha già scelto un’altra strada: “Per quel che mi riguarda non mi rappresentate più”. Francesco Miragliuolo, giovane vicesegretario dei Gd di Fuorigrotta e zingarettiano doc addirittura immagina di abbandonare il suo partito: “Questo Pd non è il mio partito. Non può essere casa mia un partito che per ben due volte in tre anni attenta alla democrazia”.
“Così la politica appannaggio di pochi e ricchi”
Meno definitivo il commento della consigliere comunale di Pozzuoli Marzia Del Vaglio: “Se esiste (perché questo produce) la chiara intenzione di restringere gli spazi di esercizio della democrazia rappresentativa, nonché il chiaro disegno di rendere la politica appannaggio di pochi e ricchi, che lo dicessero, perché saprei esattamente da che parte non voglio stare”.
Insomma, pensieri diffusi e condivisi tra gli altri dal segretario dei Gd di Ercolano Giovanni Oliviero, dall’ex segretario della Cisl Campania ed ora nel Pd Nicola Martino, da Raffaele Dobellini dirigente dem di Sant’Anastasia.
Sarracino: “Errore, c’è già chi chiedeva pieni poteri”
Anche Marco Sarracino, dirigente legato a Nicola Zingaretti e fedelissimo di Andrea Orlando, ha puntato il dito contro il taglio: “Penso che ridurre il numero dei parlamentari sia un errore, specie nell’epoca in cui alcuni leader politici richiedono i “pieni poteri”. Il populismo di destra non si combatte con il populismo di sinistra”. Il rischio per i dem e per il segretario Nicola Zingaretti lo dipinge bene Anna Molino, militante Pd e già fondatrice dei comitati per il No al referendum del 2016: “La scelta spezza l’unione cultural-sentimentale tra il nostro partito e i militanti. Perché per scelte tattiche e di opportunità contingentale non si possono bruciare due secoli di storia e di battaglie. Spegnere l’entusiasmo del proprio popolo per evitare litigi di governo è una scelta miope”.
I commenti sui profili dei vertici
E così, a Nicola Zingaretti e ai massimi dirigenti dem viene rimproverato di non aver discusso la scelta negli organismi del partito, ai parlamentari viene rinfacciata “l’ipocrisia di schierarsi contro la scelta sui social ma a favore in Aula – accusa Lello D’Ambrosio, dirigente del circo Pd del quartiere Stella di Napoli – Spero che ai parlamentari che hanno dato l’ok al taglio non venga in mente di raccogliere le firme per un referendum contro. Sarebbe paradossale”. Ma questi sono solo alcuni esempi. In poche ore le pagine social di Zingaretti, Orfini e Delrio sono state prese d’assalto da centinaia di commenti negativi. Un partito senza militanti non è un partito, il Pd non può ignorarlo.