Washington (Marco Liconti) – Come ampiamente annunciato, l’aereo di Nancy Pelosi è atterrato a Taiwan. La speaker della Camera è scesa dal volo militare e ha messo piede sulla pista dell’aeroporto di Taipei, preceduta e accompagnata dalle minacce di Pechino, che ha promesso “misure forti e risolute” a quella che viene considerata una vera e propria provocazione. Per aggiungere drammaticità alla vicenda, qualche ora prima dell’atterraggio si era diffusa la notizia di un allarme bomba nello scalo dove era previsto l’arrivo, mentre l’Ufficio della Presidenza taiwanese veniva bloccato da un attacco hacker.
Pochi minuti dopo l’arrivo di Pelosi, mentre la speaker salutava la folla che era venuta ad accoglierla e i grattacieli di Taipei si accendevano in suo onore, il portavoce della Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, si affrettava a dichiarare che gli Stati Uniti “non sostengono” l’indipendenza di Taiwan, ma allo stesso tempo “sostengono” il diritto della speaker della Camera di visitare l’isola. Un modo per stemperare la tensione, che però non veniva raccolto dalla controparte cinese. Pechino faceva decollare i caccia Su-35, che sorvolavano lo Stretto che separa l’isola dalla ‘madrepatria’. Poi, i media cinesi annunciavano per la notte di martedì, esercitazioni militari navali e aree attorno a Taiwan, con l’impiego di missili a testata convenzionale.
La ‘rabbia’ cinese per l’arrivo di Pelosi a Taiwan, la prima visita di uno speaker della Camera (terza carica istituzionale degli Usa) da 25 anni a questa parte, veniva riassunto dall’ambasciatore cinese a Washington. “Il popolo cinese non può essere umiliato”, ha detto il rappresentante di Pechino, intervistato dalla Cnn, sottolineando la “violazione dell’integrità territoriale e della sovranità cinese” che verrebbe compiuta con il gesto della leader democratica Usa.
Soprattutto, non può essere umiliato il presidente cinese Xi Jinping, alle prese con problemi interni, come il rallentamento dell’economia e il calo di popolarità dovuto ai continui lockdown, che a ottobre si presenterà al Congresso del Partito comunista cinese, per chiedere un terzo mandato alla guida del Paese.
Mercoledì, Pelosi ha in programma a Taiwan una serie di incontri istituzionali, tra cui quello con la presidente Tsai Ing-wen. Ci saranno sicuramente nuove minacce di Pechino, nonostante la stessa speaker, dopo il suo arrivo, pur confermando l'”incrollabile” impegno degli Stati Uniti per la “vibrante democrazia” dell’isola, abbia voluto sottolineare che la sua visita “non contraddice” la politica Usa dell’Unica Cina’.
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