MILANO – Deve restare in carcere l’ex consigliere comunale milanese ed ex candidato alle Europee di Forza Italia Pietro Tatarella, travolto dall’inchiesta sulle tangenti in Lombardia. É questa la posizione che il procuratore aggiunto Alessandra Dolci e i pm Luigi Furno e Silvia Bonardi hanno sostenuto davanti al Tribunale del Riesame nei confronti dell’ex enfant prodige azzurro, accusato di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito dei partiti.
Secondo i pm milanesi, la misura cautelare in carcere è essenziale perché le indagini sul sistema di corruzione, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti alla politica sono ancora in corso e Tatarella potrebbe influenzarle. A dimostrare, per l’accusa, che l’ex consigliere comunale avesse un ruolo centrale e che facesse da procacciatore d’affari per l’imprenditore Daniele D’Alfonso, che era il “promotore” dell’associazione per delinquere, ci sono le parole che ha fatto mettere a verbale Matteo Di Pierro, collaboratore di D’Alfonso da martedì agli arresti domiciliari.
In tre diversi interrogatori, Di Pierro ha raccontato della presenza assidua di Tatarella negli uffici della Ecol-Service, l’impresa di D’Alfonso, e del suo ruolo di “facilitatore” che veniva molto ben retribuito. Di Pierro ha anche ricostruito passo passo davanti ai magistrati i meccanismi attraverso i quali venivano truccate le gare indette da Amsa, la municipalizzata milanese specializzata nella raccolta di rifiuti. “Sono a conoscenza delle modalità con le quali Daniele D’Alfonso, attraverso rapporti privilegiati con Mauro De Cillis e Sergio Salerno, riusciva a ottenere, in via privilegiata, notizie in merito alle gare” da indire e “a turbarle, con la compiacenza di De Cillis”, ha spiegato Di Pierro, che ha sottolineato come fosse a conoscenza di tempi e caratteristiche delle gare da indire anche molto tempo prima che i bandi venissero pubblicati.
“La turbativa – ha spiegato ancora Di Pierro ai magistrati – avveniva o comunicandoci prima i requisiti del futuro bando in modo tale che noi al momento dell’indizione della gara eravamo in possesso di tutti i requisiti”. Sul fronte opposto, invece, i legali di Tatarella, gli avvocati Nadia Alecci e Luigi Giuliano hanno sottolineato come in realtà il loro assistito sia stato solo “spettatore dell’associazione a delinquere, non partecipe”. Quanto al “presunto finanziamento illecito” percepito dall’ex consigliere comunale tramite il suo compagno di partito Fabio Altitonante (finito ai domiciliari) “in realtà si trattava di una violazione amministrativa”.
Secondo la difesa, infatti, i contributi elettorali raccolti da Altitonante sono stati registrati da Tatarella, che era il suo “mandatario” per le elezioni del 2018. Per i legali, inoltre, non ci sarebbero prove della partecipazione di Tatarella all’associazione a delinquere. Anche Marcello Pedroni, difeso dall’avvocato Massimo Pellicciotta, ha chiesto al Riesame la revoca della misura cautelare per il suo assistito, che si è dimesso da consigliere della Prealpi Servizi srl, una partecipata di Varese. La difesa ha fatto presente che non sussistono più le esigenze cautelari, dato che Pedroni ha deciso di fare un passo indietro. La decisione del Riesame è attesa nei prossimi giorni.
(LaPresse)