TORINO – Il governo rimanda e Torino risponde. Ancora una volta, di fronte a una nuova presa di posizione dell’esecutivo giallo-verde, che sulla Tav decide di non decidere, la società civile e imprenditoriale risponde a un muto appello a difesa dell’opera. E scende in piazza, promettendo altre proteste e azioni legali.
Tav, il premier Conte rinvia i bandi
Ad accendere la miccia, il rinvio dei bandi di gara per i lavori del tunnel della Torino-Lione annunciato dal premier Giuseppe Conte. Un atto “degno di una repubblica delle banane”, bolla il presidente piemontese Sergio Chiamparino. Che, con una Lega in balia tra la ragion di Governo e di partito, vede avvicinarsi sempre di più una possibile rielezione alle regionali di maggio, insperata anche solo un mese fa.
Torino alza la voce e scende in piazza
Con un preavviso di sole 12 ore, la città reagisce a quello che vedono come un altro segnale di disinteresse e abbandono da parte del governo verso il Piemonte. L’onda ‘arancione’ del popolo del sì invade piazza Carignano, luogo simbolico dove si affaccia il palazzo che ospitò il primo Parlamento italiano e da cui Cavour diede l’ok per i lavori del tunnel del Frejus.
La città spinge per il sì
Non si fanno trovare impreparate le cosiddette ‘madamine’, organizzatrici insieme all’ex sottosegretario ai Traporti Mino Giachino delle due manifestazioni a difesa dell’opera che hanno portato in piazza 40mila persone. Palloncini arancioni (colore simbolo della protesta), cartelli, slogan (“Si Tav subito”).
Un’opera strategica per l’Italia
E oltre un migliaio di cittadini con adesivi sul petto a ribadire l’importanza di un’opera “strategica per il Paese e l’Europa”. Posticipando i bandi “è come se il governo dicesse di far partire le manifestazioni di interesse. Sapendo già che i capitolati d’appalto non saranno mai affidati”, spiega Chiamparino a furor di telecamere suscitando l’ovazione della folla del sabato pomeriggio torinese.
Per le imprese, la decisione del governo è un ulteriore “motivo di sfiducia e di mancanza di credibilità per il nostro Paese con evidenti danni economici e di immagine”.
Gli effetti negativi sul fronte delle imprese
Per questo, “nell’ipotesi in cui non venissero pubblicati i bandi nei termini previsti. Oppure messe in atto procedure volte a rallentare o contrastare il corretto completamento dell’iter necessario alla realizzazione dell’opera” le 33 sigle del mondo produttivo e del lavoro promettono azioni legali. In ballo, ovviamente, ci sono i finanziamenti europei (il rischio è di perdere tutti gli 813 milioni stanziati) oltre all’inevitabile indotto portato dall’avvio dei lavori.
“Al vicepremier Salvini dico: bisogna andare al di là dello screzio politico e valutare il merito. E fare scelta giusta. Qui è in gioco il futuro del paese”, dichiara il leader degli industriali di Torino Dario Gallina al termine di un incontro con i parlamentari e europarlamentari del Piemonte. Meno di una trentina i rappresentanti di Partito democratico, Lega e Forza Italia presenti.
Il Movimento si oppone alle grandi opere
Assenti annunciati i 5 Stelle. “La battaglia non finisce qui e non finirà lunedì – ipotizza Pier Paolo Balistreri di Confindustria Piemonte, – non avrei mai pensato che, al di là della dialettica, qualcuno avrebbe realmente dubitato del valore strategico della Tav”.
La rabbia è tanta, soprattutto nei confronti della Lega, partito che ha sempre mostrato appoggio alle ragioni del ‘sì’ e che sembra aver “tradito” il suo Nord. Imprese e sindacati non escludono manifestazioni di piazza e azioni di ulteriore ‘pressing’. Intanto, il popolo arancione si è già dato appuntamento domenica 17 marzo in piazza Castello. “Continueremo a farci sentire”, promettono le madamine.
(LaPresse/di Valentina Innocente)