TORINO – I piemontesi potrebbero esprimersi sulla Tav già in occasione delle regionali del 26 maggio. E potrebbero tornare presto in piazza in difesa dell’opera rispondendo alla chiamata del governatore Sergio Chiamparino. Nel frattempo le imprese studiano le modalità della protesta a favore del proseguimento della Torino-Lione.
Tav, il popolo del sì è pronto a reagire
Il Piemonte è in fermento nei confronti di un governo che ancora non ha espresso una posizione chiara sulla Tav e sembra procrastinare la decisione a dopo le elezioni europee. Le scadenze, però, dettate dal trattato interazionale siglato con Francia e Ue, non lasciamo scampo. E il popolo del ‘sì’ non è disposto a cedere senza aver fatto sentire, ancora una volta, la propria voce.
Il governatore Chiamparino scende in piazza
Sul lato politico, il presidente Chiamparino non cede e, anzi, promette nuove mobilitazioni di piazza (in ballo, ovviamente, c’è anche la corsa per la riconferma alla guida della Regione). L’11 marzo è in programma la riunione dei vertici di Telt, la società franco-italiana che si occupa della realizzazione dell’opera, per decidere sul via libera alle gare d’appalto.
La stretta al governo giallo-verde
Se entro quella data l’esecutivo giallo-verde non avrà sbloccato i bandi allora “non escludo alcuna forma di pressione politica e democratica”, ha annunciato il governatore, ipotizzando un grande incontro pubblico in una piazza. Il rischio, è quello di perdere i finanziamenti europei sull’opera (circa 300 sugli 813 milioni stanziati) con l’eventualità di arrivare a uno stop totale della Tav. Conseguenza immediata di questo sarebbe, per il presidente piemontese, la perdita di almeno un migliaio di posti di lavoro nel cantiere di Chiomonte.
L’ipotesi referendum per sbloccare il nodo Tav
Lo stesso Chiamparino ha chiesto al Consiglio regionale di valutare la fattibilità di una referendum sulla Tav. O meglio, di una consultazione popolare dato che per indire un vero e proprio referendum non vi sono i tempi tecnici. Mancando, al momento, una legge attuativa che lo permetta.
L’obiettivo del presidente è “fare pronunciare i piemontesi su una cosa molto semplice e cioè sul fatto che il governo sta bloccando i lavori della Torino-Lione”, come ha spiegato in aula tra le proteste dei consiglieri 5 Stelle e le dimostrazioni di sostegno dei rappresentanti del Pd.
Il guanto di sfida al vicepremier Salvini
Una sfida diretta alla Lega di Matteo Salvini stretta tra le posizioni di partito (da sempre favorevole alla Tav) e di governo (il contratto siglato con i 5 Stelle, contrari all’opera). Sarà lui, infatti, in quanto ministro dell’Interno, a dover dare l’ok alla consultazione popolare richiesta dalla giunta piemontese. La prima data utile per il quesito potrebbe essere il 26 maggio in occasione dell’election day con regionali ed europee.
La maggioranza dei piemontesi è favorevole alla Torino-Lione
Chiamparino sa bene che la maggioranza dei cittadini ha mostrato di essere favorevole alla realizzazione della Torino-Lione come dimostrano le due manifestazioni organizzate dalle cosiddette ‘madamine’, la società civile, con il sostegno delle imprese. Le stesse 33 associazioni che mercoledì 27 febbraio si riuniranno per decidere come proseguire la protesta a favore della Tav. Dopo la proposta di uno sciopero lanciata da Api Torino.
(LaPresse/di Valentina Innocente)