Dall’alta velocità all’alta tensione il passo è breve. E’ il giorno del voto in Senato sulle mozioni Tav, con i due vicepremier entrambi in aula ma sui poli opposti della barricata. E’ in Parlamento che si consuma lo strappo definitivo tra Lega e Movimento 5 Stelle. E’ in Parlamento che il duello tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio potrebbe ufficialmente aprire una crisi tale da far cadere il governo. Intanto le opposizioni aspettano l’evolversi dei fatti: Pd,Fi e FdI voteranno a favore della Tav, ma potrebbero abbandonare l’aula lasciando i gialloverdi soli a vedersela con loro stessi.
Salvini pronto ad aprire la crisi
Matteo Salvini è stato categorico ed è sulla Tav che il vicepremier leghista potrebbe aprire una crisi. Il segretario del Carroccio, dopo il voto in Senato di oggi che vedrà i partner di governo contrapposti, è pronto a portare la questione politica in Consiglio dei Ministri. “Il governo può cadere anche prima di settembre“, aveva affermato il ministro dell’Interno. Ma da Palazzo Chigi frenano: “Il voto di oggi non prefigura un sindacato sull’operato del governo né tantomeno sull’operato del presidente del Consiglio“. Una partita a poker che Sergio Mattarella guarda con apprensione, pronto a prendere tutte le contromisure del caso.
Le opposizioni pronte ad abbandonare l’aula
La questione è complessa. Fin’ora il Parlamento è stato il luogo di sintesi tra gli scontri gialloverdi, oggi sarà invece il terreno di scontro. E di mezzo ci sono le opposizioni. Per ora Fi, FdI e Pd hanno fatto dichiarazione di voto favorevole alle mozioni pro Tav. Ma non è più così scontato. Dovessero percepire aria di crisi di governo, Fi e FdI potrebbero lasciare l’aula. Situazione diversa per il Pd. Il capogruppo Andrea Marcucci si è detto pronto a modificare strategia in corso d’opera, ma sul gruppo parlamentare dem c’è l’ombra di Matteo Renzi e dei renziani, che tutto vogliono tranne andare al voto. Ci sarebbe poco spazio per loro nel Pd di Nicola Zingaretti. Tante le incognite, tanti gli ostacoli. Mattarella osserva.