Tav, le imprese siglano il ‘patto di Torino’

Foto LaPresse/Giordan Ambrico

Torino – Il governo non ha più alibi. Ora che anche gli imprenditori “hanno quasi perso la pazienza”, siglando un manifesto unitario a favore del Tav, dopo gli appelli della società civile e dei partiti di opposizione, l’esecutivo giallo-verde non può più sottrarsi dal prendere una decisione definitiva sull’alta velocità Torino-Lione.

Possibilmente, senza tornare indietro su quello che “è già un cantiere, non certo un progetto ancora da attuare”.

Le grandi opere sono essenziali per la crescita del Paese

E’ questo il messaggio del patto di Torino. Una riunione di portata storica, perché mai così tante sigle avevano sottoscritto insieme un manifesto. Alla fine i numeri raccontano di oltre 3mila rappresentanti di imprese, artigiani, cooperative, costruttori, agricoltori, commercianti, tutti firmatari della piattaforma finale.

È il cosiddetto ‘partito del Pil’, quello che rappresenta tre milioni di imprese, l’80% dell’export italiano e il 65% del valore aggiunto, che per la prima volta ha messo da parte campanilismi e rivalità per fare fronte unico, sentendo messa a rischio la possibilità di rilanciare la ripresa.

Accorse con i loro vertici nazionali, le dodici associazioni (Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Legacoop,Confcooperative, Agci, Confagricoltura, Confapi, Ance) chiedono al governo un piano di investimenti per il Paese, a partire dalle infrastrutture, denunciando l’asfissiante ruolo della burocrazia.

Un contro-documento rispetto alla direzione dell’esecutivo, in cui si ribadisce che “le grandi opere sono essenziali ad un efficace rilancio della nostra politica infrastrutturale basato su sostenibilità e competitività”.

“Un segnale importante che si vuole dare al governo”

In sostanza, il messaggio che arriva da Torino, città divenuta simbolo della lotta pro e contro il Tav, è un richiamo alla politica da parte dei corpi intermedi dello Stato: “avere il senso del limite”, afferma Boccia che ricorda l’importanza a livello nazionale dell’opera.

Eppure, il governo ha convocato a Palazzo Chigi, per mercoledì 5 dicembre, i vertici torinesi delle associazioni datoriali e non quelli nazionali per un incontro con il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. “E questo la dice lunga sulla visione localistica che l’esecutivo ha dell’opera“, continua il numero uno di viale dell’Astronomia.

La voce delle imprese alle Ogr è una sola

Siamo qui per dire sì allo sviluppo. Sì agli investimenti strategici. Sì ad un Paese che sa andare oltre le proprie fragilità strutturali“, spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. “Senza infrastruttureosserva il presidente nazionale di Cna, Daniele Vaccarino non c’è crescita. Se ai segnali di rallentamento dell’economia si aggiunge il no alle infrastrutture, il rischio di avere una caduta di fiducia è grande“.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolinea che “i ritardi infrastrutturali pesano sulla competitività delle imprese agricole”, mentre Confapi ricorda che “i Romani 2 mila anni fa per prima cosa fecero le strade“. “Non facciamo politica ma vogliamo lanciare un messaggio politico“, afferma Giorgio Merletti di Confartigianato.

Dal canto suo Patrizia De Luise di Confesercenti ricorda quanto la sua città, Genova, sia stata profondamente colpita dal crollo del ponte e “come le ripercussioni sul primo porto italiano riguardino tutta la nazione”.

A distanza arriva la risposta del Movimento No Tav, che sfilerà sabato 8 dicembre lungo le vie del centro di Torino, e che accusa gli imprenditori di difendere solo “una ricca commessa“. “Ben poco attivismo imprenditoriale – dicono – si è visto quando la disoccupazione giovanile ha toccato il 40% o le infrastrutture da nord a sud sono crollate facendo vittime e feriti“.

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