MILANO – Dopo la guerra dei ‘numeri’ sulla Tav, Lega e 5 Stelle cercano la pace in una mozione comune. Ufficialmente, per chiedere al governo di valutare le modalità di realizzazione della Torino-Lione esclusivamente in seguito all’analisi costi-benefici. Ufficiosamente, per rispondere tono su tono alla serie di documenti presentanti alla Camera da parte delle opposizioni. Che chiedono la prosecuzione dei lavori tramite lo sblocco dei bandi di gara.
Tav, si va verso la mozione di maggioranza M5S-Lega
La mozione di maggioranza è ancora una bozza, fanno sapere gli ‘sherpa’ al lavoro per ottenere un testo accettabile da ambo le parti. Un duro lavoro di mediazione su un tema di grande portata politica, ed elettorale, ma su cui le posizioni continuano a divergere. Alle continue prese di posizione dei pentastellati, che ribadiscono il ‘no’ all’opera, subordinando ogni decisione all’analisi tecnica, la Lega resta favorevole alla conclusione dell’opera. Non escludendo un referendum consultivo tra le popolazioni interessate.
La Lega sostiene la realizzazione delle grandi opere
Dalla cautela iniziale, inoltre, il Carroccio è passato a citare dati e analisi ‘alternative’ a quelle commissionata dal governo, che darebbero un esito del tutto positivo alla Tav. “Secondo noi è molto difficile dimostrare che l’opera non stia in piedi”, ha dichiarato il sottosegretario all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia.
Il responso definitivo dopo l’analisi costi-benefici
E sui costi, ed eventuali benefici delle grandi opere, lo scontro in seno alla maggioranza si fa duro da mesi. Dopo che i 5 Stelle hanno dovuto cedere su Terzo Valico e Pedemontana, ora non sono disposti a lasciarsi scappare l’ultimo baluardo elettorale. “Sui numeri ricordo che Garavaglia diceva che la Brebemi stava in piedi e funzionava e ricordo a tutti che la Brebemi non ha utenza.. quindi forse è il caso che Garavaglia rifaccia bene i conti”, ha risposto il sottosegretario grillino agli Affari regionali, Stefano Buffagni.
L’idea di un documento di maggioranza serve dunque a cercare di trovare una quadratura. Ma soprattutto a tentare di rallentare l’esame delle mozioni pro-Tav presentate dalle opposizioni.
Fratelli di Italia sostiene l’ipotesi di un referendum consultivo
L’ultima, in ordine di tempo, è quella di Fratelli d’Italia a prima firma Lollobrigida, e chiede che il governo “renda pubblica integralmente l’analisi costi-benefici” e adotti “le iniziative di competenza affinché possa tenersi, sussistendone i presupposti di legge, un referendum consultivo sulla realizzazione del progetto” nella stessa data nelle regioni interessate dalla tratta. Cioè, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia.
Tav, il pressing di Pd e Forza Italia
Prima di questa c’era stato il Pd, con l’ex ministro Graziano Delrio che richiamava i costi economici di uno stallo dei lavori e sollecitava l’esecutivo a mettere in moto tutte le iniziative per autorizzare Telt alla pubblicazione dei bandi. E poi, Forza Italia con Claudia Porchietto a snocciolare i numeri e a richiedere l’incremento fino a 150 milioni di euro delle risorse per le opere compensative destinate ai territori interessati dai cantieri, insieme a incentivi e defiscalizzazioni.
Le votazioni dovrebbero partire dopo il via libera al disegno di legge costituzionale sul referendum, previsto martedì 29 gennaio, e in ogni caso non dovrebbero tenersi prima di giovedì, secondo fonti parlamentari. Ma i tempi potrebbero slittare ancora se la conferenza dei capigruppo darà la precedenza ai decreti legge per i lavori di febbraio.
(LaPresse/di Valentina Innocente)