Il tallone d’Achille del governo gialloverde, ora, si chiama Tav. Il premier Giuseppe Conte ha convocato i vicepremier Luigi Di Maio, Matteo Salvini e il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli che, in mattinata, tenteranno di sciogliere quantomeno il nodo relativo agli appalti. Intanto Nicola Zingaretti, neo segretario dem, oggi a Torino, bacchetta i pentaleghisti.
La mediazione
Il presidente del Consiglio tenta l’ennesima mediazione tra leghisti e pentastellati. I primi restano favorevoli alla Tav, i secondi contrari. Con la speranza che tra i due alleati di governo qualcuno torni sui propri passi è necessario decidere se dare l’ok ai bandi Telt del valore di 2,3 miliardi di appalti. Stabilito questo potrebbe essere più facile arrivare ad un accordo tra le parti.
Lo stallo
Da mesi è il quesito Si Tav – No Tav, a tenere banco fuori e dentro al governo gialloverde, la decisione relativa all’avvio, o meno, dei bandi sarà indicativa della linea che i pentaleghisti sposeranno sulla grande opera. Dare il via libera ai bandi sarebbe un punto in favore della Lega. “Credo che i bandi vadano fatti, altrimenti il rischio di perdere 300 milioni di euro è concreto”. Questa la convinzione del viceministro delle Infrastrutture leghista Edoardo Rixi. Ma avviare i bandi significherebbe dare il via libera alla Tav.
Il pressing dei governatori
A sciogliere il nodo sulla vicenda potrebbe essere un Referendum. Stando al presidente lombardo Attilio Fontana “la scelta sulla Torino-Lione deve essere fatta dalla politica, ma se così non fosse, sono d’accordo sul fatto di chiedere anch’io un referendum come ha fatto il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino”. E proprio Chiamparino torna a dire che ” quando si discute di Torino-Lione, stiamo parlando del nodo più complesso di un corridoio europeo, 57 chilometri per far sì che una linea dell’Ottocento diventi una linea del futuro. E se non passa dal Moncenisio, il corridoio passerà di là delle Alpi tagliando fuori l’Italia”.
Zingaretti a Torino
Il neo segretario del Pd Zingaretti, approfittando della mancanza di una strategia comune di Salvini e Di Maio, e cavalcando l’onda generata dai governatori sulla Tav, per il suo primo giorno da leader dem ha scelto Torino e sulla Tav è stato chiaro. “L’arrogante leggerezza con cui il governo affronta un tema così delicato – attacca – è l’immagine di come non si governa un Paese moderno”. Salvini e Di Maio devono trovare la quadra per evitare che il ‘nuovo’ Pd conquisti consenso prima delle europee.