MILANO (LaPresse) – Dopo il primo test di sabato scorso, quando in centro a Torino si sono date appuntamento circa 500 persone, arriva l’esame vero e proprio per i Sì Tav. Il popolo dei favorevoli all’alta velocità si dà appuntamento in piazza. Dove scenderanno associazioni di categoria e diverse anime della società civile che si sono radunate. Per ora solo virtualmente, intorno al gruppo Facebook ‘Sì, Torino va avanti’, nato su iniziativa di sette professioniste torinesi. Dopo l’approvazione in Consiglio comunale il 29 ottobre di una mozione M5S contro la Tav e che in pochi giorni hanno raccolto 38mila adesioni.
Tav, il popolo del sì
Al loro fianco Mino Giachino, ex sottosegretario alle Infrastrutture di Forza Italia, promotore di una petizione in favore della Torino-Lione su change.org. La quale ha superato le 58mila firme. Un ‘matrimonio’ che qualche critica l’ha suscitata, visto l’imprinting politico del forzista e che punto d’onore delle promotrici è dar vita a una manifestazione apartitica, “senza bandiere se non quella italiana ed europea”.
La battaglia alla giunta Appendino
Il vero banco di prova dell’onda arancione, il colore scelto dal movimento social, si giocherà sul numero di adesioni. Non a caso i promotori non si sbilanciano, mentre i No Tav, che hanno organizzato una contro-manifestazione per l’8 dicembre, secondo l’adagio per cui la miglior difesa è l’attacco, già parlano di presenze che verranno “moltiplicate per tre”. A loro dire non si tratta di “semplici torinesi stufi della situazione” ma di “notabili” che hanno indebitato Torino e usano la Tav. “Per dare battaglia alla giunta Appendino”.
La richiesta di un’analisi costi-benefici
Le distanze col M5S ormai sono però evidenti, e lo storico bacino elettorale dei 5 Stelle ora dice che “ci sarebbero mille motivi per manifestare contro questa giunta, che poco ha fatto di diverso rispetto al passato. Ma sicuramente non sulla decisione di esprimersi contro il Tav”. Appendino ribadisce il suo no “non ideologico” all’alta velocità e al contempo promette ascolto alle istanze della piazza. Ma soprattutto chiede che l’analisi costi-benefici “si chiuda in fretta per poter poi arrivare a una decisione”.
Ed è qui che si apre il fronte più caldo. Secondo il deputato torinese del Pd Davide Gariglio i lavori della commissione presieduta dal professor Marco Ponti “non sono nemmeno ancora iniziati. Gli atti di nomina degli esperti incaricati di redarre il documento benefici-costi delle grandi opere sono attualmente privi di efficacia. Perché la Corte dei Conti ha sollevato rilievi”.
La supervisione del Mit
Il Mit assicura invece che il controllo della magistratura contabile “non interferisce con la sostanza dell’azione degli esperti incaricati dal ministero” e che l’analisi è “già in stato avanzato di elaborazione”. A sparigliare le carte l’uscita sibillina del capo M5S Luigi Di Maio, secondo cui la Tav non avrebbe bisogno dell’analisi costi-benefici. “Basta balle”, sbotta il governatore piemontese dem Sergio Chiamparino, che si è detto pronto, se il governo giallo-verde si tirerà indietro, a cercarsi da solo i soldi per l’opera.
di Silvia Caprioglio