Telecamere e pedinamenti svelano il giro di narcotici: dal via vai nella pizzeria ‘Lo Staglio’ al blitz

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Fabio Stefano Cante

MACERATA CAMPANIA – Custodia cautelare in carcere per Agron Leti, 41enne albanese residente a Recale; arresti domiciliari per Fabio Stefano Cante, ristoratore 37enne di Portico di Caserta; obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Luigi Ghidella, 38enne di Casagiove; indagati a piede libero Prisco Fabozzi, 48enne di Macerata Campania, e Didina Felicia Cisma, 40enne di Casagiove. Sono le misure disposte dal giudice Mauro Bottone del Tribunale di S. Maria Capua Vetere dopo gli interrogatori preventivi affrontati dagli inquisiti, tutti accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

A far scattare il provvedimento è stata l’attività investigativa condotta dai carabinieri della stazione di Macerata Campania e della compagnia di Santa Maria Capua Vetere. Stando alla tesi della Procura, Cante si sarebbe reso protagonista di almeno 350 episodi di spaccio tra gennaio 2024 e agosto 2025. Gli inquirenti sostengono di aver raccolto prove anche in relazione alla detenzione di cocaina ai fini di spaccio di 33 dosi di cocaina (tra il 2 e il 5 agosto 2024). A Cante la Procura contesta anche l’aver messo a disposizione la pizzeria che gestiva, denominata ‘Lo Staglio’, come luogo abituale di consumo di droga.

Tra coloro che avrebbero rifornito Cante di sostanze stupefacenti figura Agron Leti, che nel luglio dell’anno scorso avrebbe consegnato al ristoratore cocaina per un valore di 1.850 euro.

L’inchiesta ha inoltre accertato che, nell’agosto 2024, proprio Leti avrebbe detenuto personalmente cocaina per un peso di 50 grammi, ed è ritenuto protagonista di circa 150 episodi di cessione di droga tra gennaio 2023 e agosto 2024.

La Procura di S. Maria Capua Vetere, guidata da Pierpaolo Bruni, gli contesta anche la detenzione di cocaina per un valore di 1.350 euro in concorso con Cisma. A Ghidella, infine, viene contestata la cessione di droga in circa 20 occasioni tra gennaio 2023 e agosto 2024.
Contestualmente all’esecuzione delle misure, ieri il pm Armando Bosso, titolare dell’inchiesta, ha notificato ai 5 coinvolti la conclusione delle indagini preliminari.

Gli indagati sono tutti da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Tommaso Giaquinto, Nello Sgambato e Luca Viggiano.

Il retroscena dell’indagine

L’inchiesta che ha fatto scattare ieri le tre misure cautelari è nata con l’arresto di un cittadino gambiano che, il 31 ottobre 2023, sottoposto a perquisizione, fu trovato in possesso di 106 grammi di hashish. Quella stessa fonte confidenziale che aveva permesso ai militari dell’Arma di ammanettare il gambiano segnalò agli investigatori l’esistenza di una fiorente attività di spaccio in piazza De Michele (nella foto).
Per verificare se l’imbeccata fosse fondata, i carabinieri installarono delle telecamere. Dalle immagini, gli investigatori notarono uno strano via vai presso la pizzeria ‘Lo Staglio’, gestita – sostiene l’accusa – da Fabio Stefano Cante. Durante gli orari di chiusura del locale, diverse persone si recavano all’interno per poi uscirne dopo pochi minuti, senza aver acquistato alcun prodotto.

Questa anomalia spinse i militari ad approfondire le indagini con intercettazioni telefoniche e pedinamenti, fino ad arrivare al quadro che ha portato il gip a disporre i provvedimenti restrittivi.

Il giudice, nelle motivazioni alla base della sua ordinanza, ha chiarito che per Cante, ritenuto semplice venditore al dettaglio di droga, è stato possibile disporre i domiciliari senza braccialetto elettronico, con divieto di contatti esterni. Le sue condotte, secondo il gip, restano circoscritte al territorio locale e prive di capacità organizzativa.

Ben diversa, invece, la posizione di Agron Leti, individuato come fornitore principale della rete. A suo carico è stata disposta la custodia cautelare in carcere, ritenendo il giudice concreto e attuale il rischio di recidiva: Leti avrebbe gestito consistenti forniture di cocaina, anche dopo l’arresto del ristoratore, con modalità definite “professionali e ostinate”.

Per Luigi Ghidella, invece, è stato imposto l’obbligo di firma quattro volte a settimana, misura ritenuta adeguata a prevenire nuovi episodi di spaccio.

Nessuna misura, infine, per Didina Felicia Cisma, il cui ruolo è apparso marginale e collegato solo alla collaborazione con Leti, ora detenuto.

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