MONDRAGONE – Nonostante i frequenti controlli degli agenti, i telefonini continuano a circolare nelle carceri italiane, spesso con una diffusione allarmante. Un fenomeno che trasforma le strutture detentive, pensate per il recupero sociale dei detenuti, in luoghi dove si affinano e si ampliano competenze criminali. Le attività della polizia penitenziaria, tese a intercettare i dispositivi clandestini, hanno dato il via a numerose indagini sfociate in procedimenti giudiziari a carico di decine di reclusi. Una di queste inchieste, coordinata dal pubblico ministero Alessandra Pinto, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di nove persone.
Chi sono? Salvatore D’Anza, 28enne di Acerra; Arturo Cavallo, 23enne di Mondragone; Pasquale Molitierno, 40enne di San Marcellino; Marius Lacatus Cociu, 33enne di nazionalità romena; Pasquale Cancelmo, 52enne di Piedimonte Matese; Leandro Illiano, 37enne di Pozzuoli; Pietro Del Core, 36enne di Camigliano; Antonio Guardascione, 41enne di Falciano del Massico. Nel collegio difensivo gli avvocati Mario Sciarretta, Paolo Raimondo, Raffaele Minieri, Luigi Mordacchini, Daniele Pasquariello, Raffaele Ianniello e Ciro Bianco.
Il pubblico ministero ha dichiarato conclusa l’indagine e sta ora valutando l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. A innescare l’attività investigativa è stato il ritrovamento, all’interno di una cella del carcere “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, di un telefono cellulare con SIM inserita. Il dispositivo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato utilizzato per effettuare chiamate tra settembre e ottobre 2023. Il telefonino, stando a quanto ricostruito dagli investigatori, era nascosto in un pacchetto di sigarette che, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe stato consegnato da Guardascione a Cavallo durante l’immissione ai passeggi.