Tennis: Djokovic ammette l’errore nella dichiarazione di viaggio in Australia

Dal tennista anche l'ammissione di avere violato le regole di isolamento dopo essere risultato positivo al Covid-19 il 17 dicembre

Novak Djokovic of Serbia returns against Juan Martin del Potro of Argentina during their Men's Singles Finals match of the 2018 US Open at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York on September 9, 2018. (Photo by TIMOTHY A. CLARY / AFP)

MILANO – Novak Djokovic ammette che è stato commesso un errore nella compilazione del documento di immigrazione che ha consegnato al suo arrivo a Melbourne, in Australia. Secondo quanto il tennista ha scritto in un post sui social network, il suo agente avrebbe fatto un errore relativo alla parte dei suoi recenti viaggi: sul formulario è stato dichiarato che Djokovic non aveva viaggiato nei 14 giorni precedenti il suo arrivo in Australia, ma in quelle due settimane precedenti l’atleta di solito basato a Monte Carlo è stato visto in Spagna e in Serbia.

“Il mio agente si scusa in modo sincero per l’errore amministrativo nel segnare la casella sbagliata” e “questo è stato un errore umano e di certo non deliberato”, ha scritto il tennista, aggiungendo che il suo team ha “fornito informazioni aggiuntive al governo australiano per chiarire la questione”. Il tutto dopo che la Border Force australiana, cioè l’autorità locale per l’immigrazione, ha annunciato ieri che sta indagando per accertare se ci sia stata una “dichiarazione falsa”, che sarebbe motivo per una cancellazione di visto.

Da Djokovic, poi, anche l’ammissione di avere violato le regole di isolamento dopo essere risultato positivo al Covid-19 il 17 dicembre: lo sportivo ha ammesso di avere incontrato un giornalista due giorni dopo per un’intervista. “Accetto che avrei dovuto riprogrammare”, “un errore di valutazione”, lo definisce il tennista. “Mi sono sentito obbligato ad andare avanti e realizzare l’intervista con l’Equipe”, che ha poi respinto altre notizie relative a sue comparse in pubblico dopo il 16 dicembre definendole “disinformazione”.

(LaPresse)

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