MILANO – “Nonostante tutto quello che è successo, voglio restare e provare a giocare gli Australian Open. Rimango concentrato su questo”. Novak Djokovic si aggiudica il primo set contro l’Australia, costretta ad aprire le porte al serbo. Per ora. Il tennista numero 1 del mondo ha infatti vinto il ricorso contro la cancellazione del visto di ingresso e potrebbe riuscire a difendere il suo titolo al major di Melbourne, al via il prossimo 17 gennaio. Il condizionale è d’obbligo, perché la partita contro il Governo centrale australiano non è ancora finita. Il ministro per l’Immigrazione Alex Hawke ha ancora la possibilità di revocare il visto di Djokovic, una decisione che sarà presa probabilmente nella giornata di domani. Un portavoce del ministro ha confermato che “a seguito della determinazione di oggi della Federal Circuit and Family Court su un motivo procedurale, resta a discrezione del ministro dell’Immigrazione Hawke prendere in considerazione l’annullamento del visto del signor Djokovic sotto il suo potere personale di cancellazione ai sensi della sezione 133C (3) della legge sulla migrazione”. “Il ministro sta attualmente esaminando la questione e il processo resta in corso”, ha detto il portavoce. Djokovic rischia ancora di essere bandito per tre anni dal suolo australiano e potrebbe tornare in tribunale per un nuovo ricorso.
Intanto, via social, Nole torna a parlare pubblicamente dichiarandosi “felice e grato”. “Sono volato qui per giocare in uno degli eventi più importanti davanti a fantastici fan. Per ora – ha aggiunto – non posso dire di più, ma grazie a tutti per essere stati al mio fianco in tutta questa vicenda e per avermi incoraggiato a rimanere forte”. Un post pubblicato su Twitter proprio nei momenti in cui i suoi familiari hanno parlato in conferenza stampa sul caso che lo vede coinvolto. “E’ la sua più grande vittoria nella sua carriera, più grande di qualsiasi Grande Slam”, ha dichiarato la madre Dijana. “E’ la vittoria del mondo libero, giustizia e diritto hanno prevalso”, le parole del padre, Srdan. “Gli hanno tolto i suoi diritti da essere umano, ma lui è stato estremamente forte”. Dopo diversi giorni, Djokovic ha finalmente lasciato il Park Hotel di Melbourne, dove era detenuto insieme ad altri immigrati in attesa del visto. Il giudice Anthony Kelly oltre a revocare la cancellazione del visto ha anche ordinato al governo di rilasciare il tennista entro 30 minuti dalla sua decisione. “Questa è stata una grande sconfitta per le autorità australiane”, ha subito esultato il fratello di Nole, Djordje Djokovic, parlando con la TV serba Prva. “Sono stati notti insonni per tutta la famiglia. Stiamo attraversando momenti molto difficili e Novak ha dimostrato quanto sia tenace, quanto creda nei suoi ideali, che è un grande uomo”, ha aggiunto. A seguito di alcune dichiarazioni dei suoi familiari, però, nelle ore successive alla sentenza si era sparsa la voce di un possibile nuovo arresto di Djokovic. Rumors prontamente smentiti dallo stesso governo australiano. La situazione resta comunque di grande tensione, tanto che la polizia dello stato di Victoria è stata costretta a usare spray al peperoncino per disperdere una folla di tifosi asserragliata sotto lo studio dell’avvocato del tennista serbo, a Melbourne.
La sentenza del giudice Kelly, arrivata dopo un’udienza più volte interrotta a causa delle difficoltà nella trasmissione in streaming per i troppi contatti, ha stabilito che la notte in cui è arrivato all’aeroporto di Melbourne, Djokovic non ha avuto il tempo di parlare con i suoi legali. Fermato dai funzionari del Border Force, Nole ha mostrato l’esenzione al vaccino anti Covid ricevuta dalle autorità dello stato di Victoria e da Tennis Australia. Una documentazione, però, ritenuta non sufficiente ad entrare nel Paese. Djokovic aveva chiesto e ottenuto di aspettare fino alle 8.30 del mattino, ma la decisione sul visto è stata presa alle 7.42. Un comportamento che il giudice Kelly ha definito “irragionevole”, come riconosciuto anche dai legali che hanno rappresentato il Ministero dell’Interno. “Non capivo perché stessero pensando di annullare il mio visto. Ero sconvolto e confuso. Erano circa le 4 del mattino e avevo bisogno di aiuto”, le parole di Djokovic nella memoria presentata dal suo legale Nicholas Wood e di cui i media australiani hanno riportato vari stralci.
In questo continuo tira e molla ora la palla passa di nuovo al governo australiano, che potrebbe ribaltare tutto e costringere Djokovic a lasciare il paese. Una cosa, intanto, è emersa con certezza e vale a dire il fatto che il campione serbo non è vaccinato contro il Covid. E’ stato lui stesso ad ammetterlo dinanzi ai funzionari australiani, come emerso dagli stralci del suo interrogatorio. Nei mesi scorsi il giocatore si è sempre trincerato dietro il rispetto della privacy per non rivelare se fosse vaccinato o meno. Un comportamento che non era piaciuto ai suoi colleghi, come Rafa Nadal. Il campione spagnolo, però, oggi ha commentato la sentenza dicendo che “è la cosa più giusta. Indipendentemente dal fatto che sia o meno d’accordo con Djokovic su alcune cose, è meglio quando i migliori giocatori sono in campo”. Ma non è ancora detto che sia così.
LaPresse