Tensione dentro e fuori al palazzo. Quando Luigi Di Maio nei giorni scorsi aveva invitato il collega alla calma, ad abbassare i toni, almeno in teoria voleva evitare quello che è successo ieri a Napoli. Gli scontri in piazza riportano l’Italia nel passato, agli anni Ottanta, quando le zuffe tra destra e sinistra e i tafferugli tra manifestanti e polizia erano all’ordine del giorno.
Ormai le crepe nel Governo sono evidenti: bisognerà soltanto capire se si tratta di strategia elettorale, tesa a far guadagnare il massimo possibile alle due compagini impegnate nelle imminente Europee, o di fisiologica fine di un’alleanza male assortita.
E lo scontro nelle ultime passato ad un altro livello. Non più, anzi non solo i botta e risposta tra i due vicepremier. In tarda serata è arrivata la stilettata di Salvini al fondatore del Movimento 5 Stelle: “Da Renzi, Boldrini e Saviano lo capisco, ma da Grillo… – ha scritto su Twitter – Reati in calo del 15%, sbarchi in calo del 90%, 8.000 nuovi uomini e donne in divisa assunti… Forse i calci dovrebbe darli a qualcun altro, voi che ne dite?”.
E il riferimento è la frase del comico “Salvini? Lo manderei a lavorare a calci” apparsa sula copertina di 7.