Tensione in Assise per l’ingresso di Salve

TEVEROLA – Domani e martedì gli interrogatori preventivi; giovedì mattina, invece, il consiglio comunale consentirà l’ingresso a chi è destinato a prendere il posto degli amministratori dimissionari di insediarsi ufficialmente in aula. Date importanti che racchiudono eventi tra loro connessi a doppio filo. Per quale ragione? Perché la struttura della squadra che ha vinto le elezioni a giugno è innegabilmente, almeno politicamente, connessa all’amministrazione finita sotto la lente dei carabinieri di Aversa. E le risultanze di questo lavoro dei militari dell’Arma hanno spinto i pm Patrizia Dongiacomo e Cesare Sirignano a chiedere gli arresti domiciliari per sette persone, tra cui ci sono Tommaso Barbato, sindaco dal 2019 al 2023 ed eletto consigliere di maggioranza quattro mesi fa, Biagio Lusini, ex primo cittadino e sostenitore esterno della lista che ha vinto le Comunali, Pasquale De Floris, fino a poche settimane fa capogruppo di maggioranza, e Pasquale Buonpane, ex assessore di Barbato (uscito dalla squadra di governo a metà del 2022) e poi eletto alle ultime Amministrative in minoranza.

Al netto di Lusini, che da due anni non ricopre incarichi amministrativi, gli altri, poco dopo aver saputo che la Procura voleva per loro il provvedimento cautelare, hanno scelto di dimettersi. Giovedì entreranno al loro posto, salvo eventuali rinunce, Crescenzo Salve e Michele Cipriano per la maggioranza (lista Teverola Futura) e Giuseppina Caputo per l’opposizione (lista Teverola Sostenibile). In maggioranza c’è stato un acceso dibattito sull’eventuale ingresso di Salve. Per quale ragione? Anche lui figura tra gli indagati, ma nei suoi confronti non c’è richiesta di misura.

Stando ai rumors, parte della squadra che sostiene l’attuale sindaco, Gennaro Caserta (estraneo all’inchiesta su Barbato e compagnia) avrebbe preferito che tutti i soggetti coinvolti nell’attività investigativa (indipendente dall’intensità con cui vengono tirati in ballo nelle vicende dai pm) avessero lasciato il Comune. Ma già la decisione di Biagio Pezzella (pure lui sotto inchiesta ma senza il timore dell’arresto) di dimettersi solo da assessore, restando in Assise, aveva fatto saltare le basi di questo progetto e legittimato l’ambizione di Salve di entrare in assemblea. Tornando all’inchiesta, complessivamente sono 15 le persone coinvolte, tutte accusate di corruzione ma da ritenersi innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Il lavoro dei carabinieri avrebbe evidenziato una gestione dell’ufficio Tecnico non sempre lineare e in alcuni casi piegata ai politici e ai loro interessi, che avrebbero favorito determinati imprenditori in cambio di tangenti.

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