ACERRA (Tommaso Angrisani) – “Se decidono di fare tutti i cantieri a me non me ne passa manco per la testa, ma se denunciano i compagni miei io gliel’ho detto. Io faccio il camorrista ad Acerra, dagli altri non li faccio sparare li vado a sparare io a viso aperto”. E’ un passaggio chiave dell’intercettazione ambientale – datata febbraio 2022 – in cui il ‘Papa’ della mala acerrana, Salvatore Andretta, parla con il figlio Andrea a proposito di una richiesta di pizzo effettuata ad un imprenditore di Acerra.
Il decreto di fermo
Questo episodio estorsivo – non portato a termine per l’opposizione della vittima – è una delle contestazioni contenute nel decreto di fermo emesso dalla Dda di Napoli – pm Giuseppe Visone – a conclusione di una brillante indagine portata avanti dai carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna, guidato dal tenente colonnello Nicola De Tullio il cui Nucleo Investigativo, fiore all’occhiello dell’Investigativa dell’Arma nazionale, è diretto dal maggiore Andrea Coratza.
Le accuse
Il 59enne ed il figlio sono accusati a vario titolo di tentato omicidio, estorsione, tentata estorsione ed armi, reati contestati con l’aggravante della finalità e della modalità mafiosa. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, l’egemonia ed il riconoscimento criminale di Salvatore Andretta sarebbe stato talmente elevato da rendere obbligatorio l’omaggio da parte della Processione della Madonna dell’Arco sotto l’abitazione del boss. Nello specifico, l’attività d’indagine è stata condotta dai carabinieri attraverso un diffuso impiego di intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché di metodi tradizionali quali telecamere attive h24 e servizi di osservazione e riscontro.
I retroscena
Entrambi gli indagati, per cui vale la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva, sono considerati i mandanti o comunque gli istigatori del tentato omicidio di Emanuele D’Agostino, alias ‘o tonn, avvenuto a novembre del 2021 tra corso Italia e via Gioberti. Per questo episodio Giuseppe Picardi è stato condannato lo scorso luglio ad 11 anni e 8 mesi in abbreviato ed è ricorrente in Appello. Un agguato nato per i contrasti sopraggiunti tra la vittima, legata a Bruno Avventurato, al vertice dell’omonimo gruppo ed un giovane invece vicino agli Andretta, il quale avrebbe spacciato dell’hashish in una zona non di sua pertinenza ed in virtù di questo ‘sgarro’ sarebbe stato pestato da D’Agostino. Padre e figlio, secondo la ricostruzione dell’Antimafia, in risposta avrebbero chiesto agli Avventurato di ‘punire’ il ragazzo.
La ‘stesa’
Nella circostanza, gli Andretta, insieme ai fratelli Bruno e Giancarlo Avventurato (quest’ultimo divenuto di recente collaboratore di giustizia), avrebbero dato luogo ad una ‘stesa’ effettuata per le vie di Acerra a bordo di un motociclo armati di pistola e fucile mitragliatore nelle ore immediatamente precedenti al raid. “Questo sistema chi lo fa, questo ragazzo o tu?” le presunte parole del boss rivolte all’altro capoclan per convincerlo a ‘dargli soddisfazione’.
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