Terrore in stazione, “maranza” seriale arrestato: lo incastra il coraggio di uno studente di 15 anni

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Operazione della polizia
Operazione della polizia

BERGAMO – Una scia di prepotenze e rapine che sembrava inarrestabile, portata avanti con la spavalderia di chi si sente al di sopra della legge. Un incubo per gli studenti della stazione di Bergamo, che venerdì mattina ha trovato il suo epilogo grazie al coraggio di un ragazzino di 15 anni. È finita così, con le manette ai polsi, la carriera criminale di Omar Machat, 19enne di origini marocchine residente ad Almenno San Salvatore, un volto già tristemente noto alle forze dell’ordine e considerato un vero e proprio terrore per i suoi coetanei.

L’episodio che ha portato al suo arresto, eseguito dagli agenti delle Volanti, è l’emblema della sua arroganza. Erano le prime ore del mattino di venerdì 19 dicembre 2025. Uno studente di 15 anni sta andando a scuola, come ogni giorno. All’improvviso, viene avvicinato da Machat. L’approccio è quello classico, quasi un copione: «Mi dai 5 euro?». Il ragazzino, forse per evitare guai, estrae lo smartphone dalla tasca. All’interno della custodia tiene 25 euro. Sta per sfilare la banconota richiesta quando il 19enne, con un gesto fulmineo e violento, gli strappa tutto di mano, spingendolo a terra e facendolo cadere.

Ma è qui che la storia cambia. La vittima designata non si piega alla paura. Con una prontezza e un coraggio non comuni, il 15enne si rialza di scatto, si avventa sul suo rapinatore e riesce a riprendersi il cellulare. La reazione di Machat è surreale: incurante di quanto appena accaduto, nel suo vistoso giubbotto bianco, chiede con strafottenza al ragazzino il codice per sbloccare la Sim. È la goccia che fa traboccare il vaso. Lo studente non esita un istante: compone il 112 e dà l’allarme, fornendo una descrizione precisa che permette alla pattuglia di intervenire e bloccare il 19enne poco dopo.

Per questo singolo episodio, il pm Emanuele Marchisio ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere. Le accuse sono pesanti: rapina, detenzione di una bomboletta spray al peperoncino (trovata addosso al giovane) e lesioni. Nella caduta, infatti, lo studente ha riportato un trauma a un dito della mano destra, giudicato guaribile in sei giorni.

Tuttavia, l’arresto ha scoperchiato un vaso di Pandora. Quello di Machat non è un nome nuovo. Negli ultimi cinque mesi aveva già collezionato tre denunce a piede libero e una per furto aggravato. Ma il dato più allarmante è la sua totale noncuranza per le decisioni dell’autorità: un foglio di via obbligatorio dalla città di Bergamo che ha violato per ben nove volte, come se non esistesse.

Gli investigatori sono convinti che il 19enne sia responsabile di molto altro. Già domani, durante l’interrogatorio con il gip Riccardo Moreschi, sarà chiamato a rispondere di almeno un’altra rapina, avvenuta sempre venerdì mattina, sempre in stazione. Vittime, in quel caso, due 17enni, anche loro diretti a scuola. Machat, spalleggiato da tre complici, li avrebbe minacciati con lo spray urticante per portargli via un paio di scarpe Nike Tn da 200 euro. Con agghiacciante calma, ne avrebbe provata una e, constatando che gli andava bene, si sarebbe fatto consegnare anche la seconda, abbandonando le sue. Non contento, avrebbe proposto alle vittime uno scambio: «Lo volete? Te lo posso vendere con del fumo», mostrando un iPhone 17 Pro Max di colore arancione.

Proprio quello smartphone, trovato in suo possesso al momento dell’arresto, è ora un elemento chiave. Machat non è stato in grado di sbloccarlo, il che rafforza la convinzione della polizia che si tratti del bottino di un’ulteriore razzia. A questo si aggiunge il ritrovamento di una tessera Revolut non intestata a suo nome. Tutti pezzi di un puzzle che la Questura sta ora ricomponendo per collegare il 19enne ad altri colpi e per identificare i suoi complici.

«Direi che c’è un’unica nota positiva, la prontezza dello studente nel chiamare le forze dell’ordine», ha commentato l’assessore alla Sicurezza Giacomo Angeloni, sottolineando come la denuncia immediata sia fondamentale. «Ci troviamo di fronte a un fenomeno che ci preoccupa, ma che ha dimensioni provinciali». Angeloni ha ribadito l’impegno con il progetto “Scuole sicure” e la necessità di «rieducare alla legalità», anche attraverso iniziative come il podcast “Non sai cosa rischi”. Un monito che, per Omar Machat, arriva forse troppo tardi.

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