MILANO – “Sua figlia Graziella avrebbe potuto essere mia figlia, appassionata del suo lavoro si recò in Libano, allora giovanissima, alla ricerca di notizie utili all’inchiesta che stava realizzando, insieme al collega Italo Toni, pochi giorni dopo la strage di Bologna”. É questo l’incipit della lettera aperta che la premier Giorgia Meloni ha pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera per rispondere all’appello della madre di Graziella De Palo, la giornalista scomparsa nel 1980 in Libano, dove lavorava ad una inchiesta insieme al collega Italo Toni. La premier ha assicurato che desecreterà gli ultimi atti ancora coperti da segreto relativi alla sua morte. “Era il periodo più buio della nostra Repubblica – ricorda Meloni – al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta, erano seguiti attentati, omicidi e stragi. L’Italia era al centro delle tensioni internazionali e nel contempo colpita più di altri Paesi dai gruppi terroristici. Io ero troppo piccola per capire, ma il mio impegno politico è anche frutto della emozione che quegli episodi e poi la succesiva morte dei giudici eroi Borsellino e Falcone suscitarono in me. Ora sento il dovere di madre nei confronti dele madri che hanno perduto i loro figli in quegli anni di violenza e terrore, e certamente nei confronti suoi”.
Meloni ha anche annunciato che “a seguito dell’ottimo lavoro svolto in questa direzione nella passata legislatura dal Copasir con una propria indagine conoscitiva” ha dato disposizione “al sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha la delega ai Servizi, di far completare la desecretazione dei documenti restanti, pur se non direttamente collegati alla scomparsa medesima: essi costituiscono la cornice in cui la vicenda si inserisce, con particolare riferimento ai rapporti intrattenuti all’epoca fra Italia e Olp”.
“Si tratta comunque di atti già a disposizione dell’autorità giudiziaria – ha aggiunto Meloni – che dal 2019 ha ripreso le indagini sul caso. Sono trascorsi 42 anni: un tempo sufficiente per guardare al passato con più equilibrio e serenità, provando a costruire una coesione istituzionale su temi complessi ma ineludibili. Quell’estate del 1980 – conclude Meloni – la sua Graziella aveva solo 24 anni. Una giovane giornalista con la passione per la verità. Per Lei e per i Suoi familiari, per la nostra stessa comunità, dovremmo coltivare quella stessa passione”.
(LaPresse)