TOKYO – Il sogno diventa realtà e ora è tutto da vivere. A Tokyo Danilo Gallinari è come un bambino in un negozio di giocattoli. Non la stella degli Atlanta Hawks della Nba ma il ragazzino che vede nell’avventura a cinque cerchi il coronamento di una vita passata nel mondo dei canestri. Ma se il ‘Gallo’ è potuto salire sull’aereo per il Giappone è grazie ai suoi compagni di squadra che in Serbia hanno compiuto l’impresa della vita sconfiggendo i padroni di casa nella finale del torneo preolimpico. “Sono in debito a vita con questi ragazzi, li ringrazierò per sempre”, dice con la sincerità che gli si legge negli occhi. Per questo Gallinari, una volta ricevuta la convocazione, ha immediatamente chiamato Abi Abass, scelto da coach Meo Sacchetti per lasciargli il posto.
Con lui non ci saranno i compagni di tante battaglie in nazionale Marco Belinelli e Gigi Datome, che hanno preferito rinunciare. “Dispiace che non siano qui perché era anche il loro obiettivo ma se lo hanno fatto è perché ci sono dei motivi seri. Capisco quello che hanno passato psicologicamente per dire di ‘no’. Non è sicuramente una scelta facile”, spiega. Ma è tempo di guardare avanti, anche perché per una medaglia Gallinari sarebbe disposto a tutto. “Fatemi una lista di cose e io risponderò sempre sì”, dichiara sorridendo.
La squadra vuole giocare ogni partita come se fosse l’ultima, a partire dalla gara inaugurale contro la Germania e poi quelle contro Australia e Nigeria. “Dobbiamo essere bravi a non farci prendere troppo dall’emozione ma giocare uniti e spensierati”, dice a proposito Achille Polonara, una delle colonne portanti del gruppo. E poi, rispetto a Belgrado, c’è un Gallo in più. “E’ il nostro leader, l’uomo dell’ultimo tiro”, spiega. E che l’Italia in Giappone non sia “in gita” lo mette in chiaro anche capitan Niccolò Melli. “vogliamo sorprendere come abbiamo fatto in Serbia”, racconta. Davanti a un Olimpiade non ci si può tirare indietro. “Questo è il top del top. E’ un onore essere qui”, argomenta Niccolò Mannion.
Nessuno degli Azzurri ha mai preso parte alle Olimpiadi. Discorso diverso per coach Meo Sacchetti. Lui a Mosca 1980 arrivò fino all’argento. “Rivivo le stesse emozioni”, il pensiero del tecnico. “L’atmosfera olimpica è bella e i ragazzi si tanto godendo il villaggio”, dichiara ancora rivelando poi l’ultimo consiglio che darà ai ragazzi prima del via: “Piuttosto di perdere palla meglio fare un tiro”.
Dall’inviato Andrea Capello