ROMA – L’immagine di Mao Zedong, leader fondatore della Cina comunista, ha fatto la sua apparizione sul podio dei Giochi di Tokyo 2020. Le cicliste cinesi Bao Shanju e Zhong Tianshi, vincitrici dell’oro olimpico nello sprint femminile, si sono presentate alla cerimonia di premiazione con le spillette del leader comunista, gesto che rischia di essere sanzionato in violazione della Regola 50 della Carta Olimpica che vieta manifestazioni di propaganda politica sul podio. Il Cio ha chiesto delucidazioni in merito.
“Abbiamo contattato il Comitato olimpico cinese, chiedendo loro un rapporto sulla situazione”, ha dichiarato il portavoce del Comitato Internazionale Olimpico, Mark Adams. I distintivi che mostrano il profilo di Mao sono stati indossati da centinaia di milioni di persone negli anni ’60 per mostrare la loro lealtà al presidente del Partito Comunista e alla rivoluzione culturale ultra-radicale che ha lanciato nel 1966. E l’attuale capo del partito cinese, Xi Jinping, ha più volte ricordato l’immagine di Mao cercando di promuovere il proprio status di leader cinese. Durante un evento del primo luglio scorso, Xi è apparso in piazza Tiananmen nel centro di Pechino con una giacca grigia di Mao identica a quella indossata dall’ex leader.
L’episodio che coinvolge la Cina ha fatto seguito al gesto fatto dalla medaglia d’argento statunitense nel lancio del peso, Raven Saunders, che sul podio, subito dopo l’inno cinese risuonato per celebrare l’oro della Gong Lijiao, ha alzato le braccia incrociando i polsi in segno di protesta contro le discriminazioni. Anche in questo caso il Cio ha chiesto maggiori dettagli al team degli Stati Uniti. L’organismo olimpico degli Stati Uniti ha dichiarato di non voler intraprendere alcuna azione contro Saunders.
“È l’intersezione di tutte le persone oppresse che si incontrano”, ha dichiarato la Saunders, sostenitrice dei diritti LGBTQ+, quando le è stato chiesto di spiegare il gesto. Il Cio ha da tempo affermato di essere politicamente neutrale e di dover mantenere questa posizione per consentire a più di 200 squadre nazionali di arrivare e competere ai Giochi Olimpici alla pari. Tuttavia, la regola che vieta tutte le proteste degli atleti nei luoghi olimpici è stata leggermente allentata nelle settimane prima della cerimonia di apertura a Tokyo.
Gesti e dichiarazioni sono ora consentiti all’interno del campo di gioco alla linea di partenza o prima di una partita (diverse squadre di calcio femminile, ad esempio, si sono inginocchiate sul campo prima del calcio d’inizio) ma non durante la competizione o durante le cerimonie di premiazione. Da qui le decisione del Cio di chiedere spiegazioni al Comitato Olimpico cinese. Da ricordare che in Cina, in vista dell’apertura delle Olimpiadi di Pechino a febbraio, gli attivisti per i diritti umani hanno cercato mei mesi scorsi di etichettare l’evento olimpico come “Giochi del genocidio” a causa del trattamento riservato dal governo alla minoranza musulmana uigura nel nord-ovest della Cina. E alle Olimpiadi di Tokyo ci si aspettava che gli atleti attivisti attirassero l’attenzione. Ma le spille di Mao, tuttavia, sono state una svolta inaspettata nel dibattito sulla regola 50 della Carta Olimpica.
(LaPresse)