TORINO – Difficilmente Luigi Samele poteva farsi un regalo di compleanno più bello. Il foggiano, che tra poche ore compirà 34 anni, sblocca il medagliere conquistando la prima medaglia della spedizione azzurra a Tokyo 2020. Non poteva che essere la scherma, storico fortino per l’Italia, a portare in dote la prima gioia di questa Olimpiade travagliata. Un argento “agognato per una vita” che non soddisfa del tutto “un terrone” a cui “sta ancora bollendo il sangue” per l’andamento della finale di sciabola maschile. Contro il fenomeno ungherese Aron Szilagyi, vincitore del terzo oro olimpico consecutivo nella specialità dopo Londra 2012 e Rio 2016, lo schermidore pugliese ha potuto ben poco, travolto 15-7 e sempre sotto nel punteggio. Ma, quando la scarica di adrenalina sarà passata, Samele prenderà consapevolezza della portata della impresa compiuta.
L’atleta azzurro finora in carriera aveva vinto a livello olimpico un bronzo, nella prova a squadre, a Londra 2012. Dopo aver liquidato all’esordio il forte cinese Yingming Xu (15-12), il pugliese ha battuto ai quarti in un derby italiano il compagno Enrico Berrè (15-10). Nel turno successivo, la rimonta capolavoro contro il coreano Junghwan Kim, da 6-12 a 15-12, gli ha spalancato le porte della finale. Dove si è arreso alla classe di Szilagyi. “Sono fiero di quello che ho fatto e del mio percorso. E’ mancato un pezzettino, però bisogna onorare una medaglia che ho agognato per una vita – ha raccontato Samele – Sono ancora un po’ arrabbiato per la finale. Lui ha tirato molto bene, io ho provato a cambiare, non me l’ha permesso. Se me l’avessero detto ieri però avrei firmato probabilmente. Certo quando arrivi lì ci provi, sono felice, non riesco ancora bene a realizzare”. Tra qualche ora, con un anno in più sulle spalle ma soprattutto una medaglia attorno al collo, la sensazione sarà diversa, per un argento tutto da gustare. E, con la prova a squadre all’orizzonte, non è detto che sia finita qui.
Di Alberto Zanello