MILANO – L’oro che in una notte (di agosto) perde quasi 100 dollari l’oncia diventa terreno di analisi degli esperti di mercati. Ciò che sarebbe avvenuto in queste ore per gli addetti ai lavori probabilmente è l’effetto di una liquidazione forzata da parte di un fondo finanziario, quello che in gergo viene chiamato un ‘flash crash’.
Lo spiega a LaPresse Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza finanziaria T-Commodity: “E’ ciò che solitamente avviene per la chiusura forzata della posizione rialzista da parte di un fondo finanziario a seguito della richiesta di margin call da parte del broker – dice -. Il fondo è stato costretto a onorare la margin call scattata già venerdì, quando da 1.800 dollari l’oncia l’oro era arrivato a 1.770 dollari l’oncia. Quindi in un mercato illiquido, come è solitamente la domenica notte di agosto, questo ha poi provocato il flash crash”. “Si tratta – commenta sempre l’esperto – di una ragione idiosincratica. Tanto è vero che poi il mercato ha ripreso subito, con l’oro arrivato a 1.750 dollari l’oncia”.
C’è stato un tonfo di 60 dollari in pochi minuti per l’oro. Il lingotto spot in queste ore è arrivato a perdere oltre il 4% e l’argento è crollato fino al 7% in scia al sell-off innescato venerdì dai dati sull’occupazione migliori del previsto, con gli investitori che temono che la Federal Reserve presto inizi a ritirare i massicci stimoli monetari. Poi però i metalli preziosi hanno ridotto le perdite.
“Sullo sfondo – spiega a LaPresse Torlizzi – insiste il rafforzamento del dollaro che preme in questi ultimi giorni sul comparto delle commodities in ragione delle crescenti aspettative di ‘tapering’ da parte della Federal Reserve già nel mese di settembre, dopo gli ultimi dati sul mercato del lavoro. Tuttavia, il fatto che anche nel corso del flash crash l’oro non sia stato in grado di violare i minimi di marzo a 1.680 dollari l’oncia, mi induce a ritenere come il metallo prezioso possa aver prodotto un ‘triplo minimo’ e che quindi possa essere pronto a ripristinare il ciclo rialzista”.
Sulla stessa linea interpretativa Andrea Guarneri di Forex and Commodity Trade: “Va premesso che in generale ad agosto c’è un calo dei volumi nei mercati finanziari – è la sua analisi a LaPresse -. Il minimo odierno dell’oro sino a 1.676 dollari per oncia, in realtà è stato poi recuperato rapidamente: un fatto che può essere appunto legato ai bassi volumi e ad escursioni estive, altrettanto veloci sia sui fronti ribassisti che rialzisti. Ma la forza del dollaro presente negli ultimi tre mesi sta rallentando la salita delle quotazioni delle materie prime in corso da aprile 2020”.
L’inflazione è il tema dominante per Guarneri. “Basti pensare al settore delle materie prime: sono salite nell’ultimo anno – illustra -. Dopo i minimi sulla scia del Covid hanno recuperato moltissimo, come nel caso del rame (a 9350 dollari attualmente, ndr) solo per fare un esempio, da 4.370 dollari marzo 2020 a 10.750 dollari alla tonnellata fatto il 10 maggiore record storico. I prezzi delle commodities che si mantengono alti sono un indicatore di un’ inflazione in crescita. La Fed parla di un’inflazione temporanea ed è di fronte a una delicata valutazione: per evitare una frenata economica preferisce accettare una inflazione sopra il 2% evitando di fare manovre sui tassi che risultino troppo aggressive rispetto agli aiuti dati da parte dei governi e delle banche centrali per aiutare la ripartenza economica”.
Da qui la previsione che Guarneri prova a fare sul mercato delle materie prime: “Dal mio punto di vista – dice a LaPresse – se dovessimo vedere un Top del dollaro con un minimo del cambio euro/dollaro verso fine agosto avvicinarsi ai minimi di 1.1580-1.1550 di settembre 2020, visto che la borsa anticipa e sconta ciò che può capitare in futuro, a quel punto potrebbe fermarsi il rafforzamento del dollaro. Non parlo certo di una svalutazione improvvisa, ma di un biglietto verde che si ferma e di un recupero delle altre valute contro il dollaro fra cui l’euro. A quel punto le materie prime potrebbero avere ancora una spinta rialzista. Ma questo lo si potrà capire da settembre in avanti”.
“Per quanto riguarda l’oro – conclude l’esperto di Forex and Commodity Trade – bisogna capire se il prezzo nelle prossime ore andrà sotto i 1700 dollari l’oncia. Se fosse così, allora è qualcosa di più preoccupante di un semplice movimento di mercato intraday”.
LaPresse