Milano (LaPresse) – La Cassazione conferma il sequestro dei 49 milioni di euro della Lega. La suprema corte ha quindi rigettato il ricorso degli avvocati di Umberto Bossi. La vicenda giudiziaria dei fondi del Carroccio è iniziata nei primi mesi del 2012. In quell’anno infatti è partita l’inchiesta sui rimborsi elettorali ricevuti dall’allora Lega Nord tra il 2008 e il 2010, per un totale di 48.969.617 euro. Un a vicenda che ha messo la parola fine alla leadership del ‘senatur’ Umberto Bossi e del suo “cerchio magico” sul partito.
L’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, Umberto Bossi e i figli Riccardo e Renzo sono stati indagati dalla procura di Milano per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito. Fondi che Belsito avrebbe trasferito in parte – secondo gli inquirenti – all’estero, in particolare a Cipro e in Tanzania. In tutto, per l’accusa, si trattava di 2,4 milioni di euro che poi erano stati dirottati dall’ex tesoriere su diverse attività. Tra gli investimenti, anche dei diamanti.
Parte dei fondi, poi, sarebbe stata utilizzata da Umberto Bossi e dalla sua famiglia per coprire spese personali per circa 208 milioni di euro. Tra le ricevute contenute in una cartellina intitolata ‘The Family’, trovata nella cassaforte di Belsito nel 2013, c’erano anche le parcelle per la ristrutturazione della casa di famiglia a Gemonio. Poi le spese per la laurea in Albania del figlio Renzo, tante multe e i conti della cure mediche.
Per questo capitolo della vicenda, il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado Umberto Bossi a 2 anni e 3 mesi, il figlio Renzo a un anno e mezzo e Belsito a 2 anni e 6 mesi. Per loro il processo di secondo grado riprenderà il prossimo 14 gennaio davanti alla quarta Corte d’Appello di Milano. Il figlio maggiore del senatur, Riccardo, invece ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato a un anno e 8 mesi.
Il caso dei fondi ha posto fine alla carriera politica del Senatur Bossi
Il processo per il filone principale dell’inchiesta è stato celebrato davanti al Tribunale di Genova. Nel luglio 2017 sono state emesse le condanne in primo grado per il fondatore della Lega Bossi a 2 anni e 5 mesi, per Belsito a 4 anni e 10 mesi. Condannati anche i revisori dei conti, Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi, rispettivamente a 2 anni (i primi due) e un anno e tre mesi.
Con quella sentenza, i giudici di Genova hanno disposto anche il sequestro preventivo dei 49 milioni di euro dai conti del Carroccio. Perchè la “somma era corrispondente al profitto, da tale ente percepito, dai reati per i quali vi era stata condanna”. La Guardia di Finanza, però, sui conti correnti del partito aveva trovato poco più di 2 milioni. Per questo la procura aveva chiesto di estendere l’esecuzione del sequestro a tutti i conti e le proprietà riconducibili al Carroccio. Richiesta poi respinta dal Riesame di Genova. La procura però aveva impugnato la decisione.
La Cassazione, il 12 aprile scorso accolto il ricorso della procura e stabilito “l’esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto di reato, legittimando così la confisca diretta del relativo importo, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e o depositi in data successiva all’esecuzione del provvedimento genetico”. Così il Tribunale del Riesame genovese lo scorso 6 settembre ha dato nuovamente il via libera al maxi sequestro. I legali del Carroccio e la Procura hanno concordato di restituire quella somma a ‘rate’ da 600 milioni all’anno.
Il processo è in atto sull’ex leader del Carroccio
Nel frattempo, però, gli avvocati del Carroccio, Giovanni Ponti e Roberto Zingari, contro la decisione del Riesame hanno presentato il ricorso sul quale la Cassazione si pronuncerà nelle prossime ore.
Ma dove sono quei 49 milioni? Da bilancio 2017 la Lega ha disponibilità liquide per poco più di 41.000 euro e un disavanzo di esercizio di 1,51 milioni. Nel frattempo, sempre a Genova, è stata aperta un’inchiesta per riciclaggio, al momento a carico di ignoti, sui soldi in questione, o almeno su una parte.
L’ipotesi della Procura genovese è che la Lega, nelle gestioni successive a quella di Bossi, possa aver cercato di nascondere parte dei propri soldi per evitare che venissero sequestrati, trasferendoli in Lussemburgo per poi farli rientrare in Italia. La Procura di Genova ipotizza che la banca dalla quale i soldi sono stati prima trasferiti all’estero e poi rimpatriati sia la Sparkasse, la Cassa di Risparmio di Bolzano.